Lavoratori migranti in Asia percepiti come fonti di crimini e di povertà
di Pichit Phromkade

Lo studio dell’Organizzazione internazionale del lavoro esamina Giappone, Singapore, Malaysia e Thailandia. I migranti in Asia del sud-est e Pacifico sono 11,6 milioni, di cui 5,2 milioni di donne. I lavoratori migranti sono anche considerati una minaccia per la cultura e le tradizioni.


Bangkok (AsiaNews/Ilo) – In diversi Paesi dell'Asia, mete privilegiate dei lavoratori stranieri, in generale esiste una “sfavorevole” percezione dei migranti. Lo rivela uno studio dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). I Paesi esaminati sono Giappone, Singapore, Malaysia e Thailandia. In questi territori esiste una massiccia presenza di lavoratori migranti. Lo studio evidenzia che nonostante essi siano determinanti per mantenere alti livelli di reddito sia nel Paese d’origine che di destinazione, l’atteggiamento del pubblico è fondato su preconcetti e discriminazione. Con un’unica eccezione: le politiche assistenziali verso le donne vittime di violenza. Di seguito il testo dello studio (traduzione a cura di AsiaNews).

Il sostegno pubblico verso i lavoratori migranti rimane limitato nei Paesi-chiave di destinazione come Giappone, Malaysia, Singapore e Thailandia. A rivelarlo è un recente rapporto di Ilo e Nazioni Unite per le donne (UN Women), che mette in guardia contro atteggiamenti e pratiche discriminatorie verso i lavoratori migranti.

Lo studio s’intitola “Atteggiamenti pubblici verso i lavoratori migranti in Giappone, Malaysia, Singapore e Thailandia”. Esso dimostra che mentre la migrazione in generale è aumentata negli ultimi 10 anni, gli atteggiamenti positivi verso i lavoratori migranti sono diminuiti.

Lo studio prende in esame 4.099 persone in quattro Paesi ed è la continuazione di un precedente sondaggio condotto dall’Ilo nel 2010. Lo studio analizza i cambiamenti nella conoscenza, atteggiamenti e pratiche (Kap) in relazione a donne e uomini lavoratori migranti, e pone ulteriori raccomandazioni per promuovere atteggiamenti più positivi.

Pubblicato in occasione della Giornata internazionale dei migranti del 18 dicembre, lo studio ricorda la necessità di una maggiore interazione e coinvolgimento della comunità con i lavoratori migranti per contrastare esclusione, isolamento e discriminazione.

Secondo le ultime stime, il numero di lavoratori migranti accertati in Asia del sud-est e nel Pacifico si aggira intorno a 11,6 milioni, di cui 5,2 donne. I lavoratori migranti offrono un contributo fondamentale alle economie e alle società sia dei Paesi d’origine che di destinazione. Eppure, nonostante le evidenti carenze del mercato del lavoro e i vantaggi economici derivanti dalla migrazione di manodopera, non tutti i cittadini sono convinti della necessità di lavoratori migranti.

Gli intervistati, più della metà in Malaysia e Thailandia, oltre un terzo in Giappone e un quarto da Singapore, hanno affermato che c’è bisogno di lavoratori migranti nei loro Paesi. Tuttavia, alla domanda se i lavoratori migranti siano un “drenaggio per l’economia”, circa un terzo degli intervistati di Singapore e Giappone, il 40% in Thailandia e quasi la metà dei malaysiani ha risposto in maniera affermativa.

Percezione pubblica degli effetti che i lavoratori migranti hanno sull’economia nazionale

Un’alta percentuale delle persone intervistate afferma di credere che il tasso di criminalità sia aumentato a causa delle migrazioni. Più della metà degli intervistati a Singapore e in Giappone, oltre i tre quarti in Thailandia e un incredibile 83% in Malaysia concordano sul fatto che maggiori crimini siano legati alla migrazione in entrata, ma nuove prove dell’impatto causale della migrazione sulla criminalità rilevano che i lavoratori migranti in Malaysia riducono sia la proprietà che i reati violenti. Di recente la Banca mondiale ha pubblicato che un aumento di 100mila lavoratori migranti in Malaysia riduce i crimini del 9,9%, sottolineando che gli atteggiamenti negativi verso i lavoratori migranti non sono basati sui fatti.

Il membro di una Ong di Singapore dichiara: “Non ci sono prove per sostenere che gli stranieri commettono crimini. Essi vengono qui soprattutto per lavorare e non per essere puniti. Dato che [i migranti] sono meno qualificati, le persone locali hanno dei pregiudizi nei loro confronti, quindi pensano che i lavoratori migranti commettano reati”.

Un alto numero di intervistati percepisce che i lavoratori migranti minacciano la cultura e l’eredità del proprio Paese, e molti sostengono che ci si può fidare dei lavoratori migranti.

Le percezioni dei lavoratori migranti come minacce sociali e culturali

Sebbene molte persone possano avere una visione negativa in generale quando si parla di lavoratori migranti, per fortuna lo studio rileva anche che esiste un sostegno pubblico positivo per le iniziative politiche volte a sostenere le donne migranti lavoratrici, in particolare legate al lavoro domestico e a porre fine alla violenza contro le donne. Gli intervistati esprimono particolare sostegno ai centri che assistono le donne migranti che subiscono violenza, per un maggiore rafforzamento contro la violenza e per migliori condizioni delle lavoratrici domestiche. Ciò dimostra che l’attenzione focalizzata su un particolare gruppo di lavoratori migranti e questioni specifiche riguardanti tali lavoratori possono aiutare a generare un sostegno pubblico, in particolare quando quella focalizzata attenzione enfatizza le esperienze condivise.

Sostegno per migliorare le condizioni lavorative dei migranti lavoratori domestici

In accordo con i risultati dell’indagine Ilo del 2010, i media, e in particolare i social media, rappresentano la maggiore fonte d’informazione che influisce e rafforza la percezione delle persone verso i lavoratori migranti. Date le rappresentazioni negative dei media sui lavoratori migranti che possono distorcere il modo in cui le persone percepiscono un gruppo di lavoratori migranti nel suo insieme, i messaggi comunicati attraverso i mass media e le piattaforme di social media sono canali vitali per informare il pubblico con informazioni accurate e neutrali sui lavoratori migranti.

Nilim Baruah, specialista Ilo di migrazioni per la regione Asia e Pacifico, afferma: “Le percezioni negative devono essere contrastate con un’immagine positiva dei lavoratori migranti che corrisponde all’effettivo contributo da essi reso alle economie [dei Paesi] di destinazione e d’origine. Altrimenti ci sarà meno sostegno nelle società ospitanti per un approccio basato sui diritti nella governance delle migrazioni, in cui tutti i lavoratori siano trattati in maniera equa e con dignità”.

Inoltre lo studio conferma che il pubblico sostegno ai lavoratori migranti è guidato in larga parte dalle relazioni e dai legami che individui e comunità sviluppano con le comunità di lavoratori migranti. Le persone che conoscono e sono coinvolte a livello personale con i lavoratori migranti, sono più favorevoli a sostenere i loro diritti e ad assisterli in momenti di crisi.

Stando ai suoi risultati chiave, lo studio sottolinea la necessità di sforzi di collaborazione, che vanno dal pianificare una politica inclusiva ad attività che aumentano la consapevolezza per ribaltare le tendenze negative osservate. Governi, sindacati, associazioni di datori di lavori e organizzazioni della società civile hanno un ruolo da giocare per spingere a una trasformazione delle visioni discriminatorie e per incoraggiare l’inclusione sociale positiva con i lavoratori migranti.

Un decennio dopo lo studio del 2010, la ricerca stabilisce una conoscenza di base aggiornata sugli atteggiamenti pubblici verso donne e uomini lavoratori migranti in quattro Paesi di destinazione Asean, e fornisce prove catalogate per prendere decisioni politiche e organizzare campagne di promozione di un ambiente più inclusivo e a sostegno dei lavoratori migranti. Nel rapporto l’attenzione sulle questioni delle lavoratrici migranti rivela tematiche con grande sostegno da parte del pubblico che può essere da leva come punto d’accesso. Laddove esiste un notevole sostegno pubblico per affrontare la violenza e per rafforzare le condizioni d’impiego delle lavoratrici domestiche, il cambiamento della politica può essere più semplice, con riforme che possono assicurare risultati migratori positivi per le donne lavoratrici migranti.