Maharashtra, migliaia di tribali uniti per conservare le tradizioni indigene
di Nirmala Carvalho

La Conferenza si è svolta dal 13 al 15 gennaio nel distretto di Palghar, sotto l’egida della Conferenza episcopale indiana. tra i temi trattati, come tutelare e sviluppare i diritti dei tribali, delle donne, l’arte e la lingua. Sacerdote: “È parte della missione della Chiesa ed è il messaggio di Gesù e i valori del Vangelo”.


Mumbai (AsiaNews) – Migliaia di tribali si sono riuniti nel distretto di Palghar, in Maharashtra, per riaffermare l’unità tra le varie tribù e preservare la cultura indigena. Dal 13 al 15 gennaio il distretto indiano ha ospitato l’ottava Conferenza per l’unità culturale dei tribali. Ad AsiaNews p. Nicholas Baria, segretario esecutivo del Comitato per gli affari dei tribali della Conferenza episcopale indiana (Cbci), afferma: “Sono un sacerdote cattolico, un membro della Chiesa e di origine Orao. Dal momento che appartengo a un gruppo indigeno, sono anche un leader tribale, che ha potuto realizzarsi attraverso l’educazione. Credo che sia importante che tutti i tribali si uniscano per promuovere le proprie tradizioni socio-culturali”.

La Conferenza era organizzata da due organizzazioni tribali presenti a livello nazionale: “Adivasi Ekta Parishad” e “Advasi Samania Bharat”. Almeno 200mila persone sono giunte da tutto il Paese e dall’estero, in particolare Nepal, Stati Uniti e Nuova Zelanda. “Abbiamo discusso – racconta il sacerdote - di unità tribale, identità, rispetto di se stessi, arte, cultura, tradizioni, storia, auto-sufficienza, coesistenza, cooperazione e protezione della natura. Siamo contenti perché ha partecipato anche Phoolman Chaudhary, vice presidente del Forum permanente delle Nazioni Unite per le questioni indigene”.

I partecipanti hanno preso parte a diversi tavoli di lavoro, che hanno avuto come tema: l’impatto della cultura tribale e delle organizzazioni religiose; problemi delle donne tribali e soluzioni; equilibrio tra auto-sufficienza tribale, economia e natura; lo sviluppo delle tendenze dominanti; auto-governo dei tribali, diritti costituzionali, internazionali e umani; dichiarazione dell’unità dei tribali e sfruttamento del movimento di liberazione; educazione e sanità; cambiamento climatico e soluzioni per la vita di tutti i giorni.

A margine degli incontri, sono state organizzati eventi comuni, mostre sugli aborigeni, sulla loro letteratura, l’arte, le competenze. P. Baria, che da sette anni è al servizio della causa degli indigeni, evidenzia che anche la Corte suprema ha riconosciuto che la sopravvivenza dei tribali è a rischio. Per questo, dice, “la presenza della Chiesa cattolica è fondamentale per supportare gli emarginati e gli esclusi; sostenere l loro ‘ethos’, la loro filosofia e lo stile di vita”.

Conferenze come questa, evidenzia, “servono a mantenere vive le tradizioni linguistiche e la cultura di comunità ristrette, conservare la natura dell’esistenza della comunità stessa, accrescere il senso di consapevolezza dei diritti di questi gruppi, celebrare le feste, esprimere le proprie opinioni, manifestare la cultura attraverso i canti, le danze”. “Tutto questo – dice in conclusione – è parte della missione della Chiesa ed è il messaggio di Gesù e i valori del Vangelo. È importante per la Chiesa essere presente”.