Corte dell’Aja: ‘prevenire il genocidio’ dei Rohingya

Verdetto unanime di 17 giudici. Il Myanmar deve difendere il gruppo etnico da uccisioni e danni fisici e mentali, presentando una relazione entro quattro mesi. Aung San Suu Kyi: i profughi hanno esagerato gli abusi contro di loro.


L’Aja (AsiaNews) – La corte internazionale di giustizia ha ordinato che il governo del Myanmar prenda misure per “prevenire il genocidio di musulmani Rohingya”. Il verdetto unanime di 17 giudici esige che il governo di Naypyidaw faccia tutto quanto è in suo potere per proteggere il gruppo etnico da uccisioni, dal causare “seri danni fisici e mentali” e presenti una relazione entro quattro mesi.

Il caso era stato portato all’attenzione della corte dal governo del Gambia, uno dei pochi Paesi musulmani che si sono mossi in difesa della minoranza.

Nel 2017, in seguito a scontri fra esercito birmano e gruppi armati Rohingya, centinaia di migliaia di essi sono fuggiti nel vicino Bangladesh o hanno cercato rifugio altrove, spesso senza successo. Migliaia sono morti uccisi e violentati dai soldati o durante la fuga.

Al tempo, un’inchiesta Onu stabilì che l’esercito aveva “intenti genocidiari”.

Alle sessioni pubbliche del mese scorso all’Aja, Aung San Suu Kyi, consigliere di Stato e icona per la difesa dei diritti umani, ha escluso l’accusa di genocidio per il suo Paese e ha definito “incompleto e fuorviante” il quadro presentato dal governo del Gambia alla Corte.

In un suo intervento pubblicato oggi sul Financial Times, la “Signora” ammette che contro i Rohingya possono essere stati commessi crimini di guerra, ma che i rifugiati hanno esagerato gli abusi contro di loro. Ella sottolinea che il suo Paese è vittima di “racconti non basati su fatti” diffusi da gruppi per i diritti umani e da investigatori Onu. La leader democratica ha ancora ribadito che il Myanmar ha possibilità di perseguire da sé i crimini commessi, senza l’intervento della corte internazionale.

I verdetti della corte dell’Aja sono senza appello, ma essa non ha strumenti per farli attuare.