Coronavirus: le borse cinesi recuperano, ma la produzione industriale stenta a riprendere

Shanghai e Shenzhen continuano a recuperare dopo un nuovo taglio dei tassi di interesse deciso dalla Banca centrale. Le fabbriche faticano però a riprendere le attività data la mancanza di manodopera e le limitazioni agli spostamenti. Le iniezioni di liquidità rischiano di far poco per aiutare le piccole e medie imprese.

 


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le borse cinesi sono in netto rialzo a metà pomeriggio dopo la decisione della Banca centrale (Pboc) di tagliare i tassi di interesse sui prestiti a breve e lunga scadenza. Shanghai registra un +1,84%, e Shenzhen fa anche meglio con un guadagno del 2,15%.

Nei giorni scorsi la Pboc era già intervenuta con una diminuzione dei tassi a medio termine per stimolare la ripresa dell’economia in Cina, colpita dagli effetti del coronavirus di Wuhan (Covid-19), ma la ripresa delle piazze finanziarie non è ancora accompagnata da un miglioramento della produzione. Chiamate dal governo ad accelerare la ripresa delle attività, le imprese cinesi faticano a far fronte alla mancanza di manodopera e all’interruzione dei collegamenti logistici in larga parte del territorio nazionale.

Le misure di prevenzione adottate dalle autorità per contrastare la diffusione dell’epidemia, in particolare le restrizione ai movimenti, hanno depresso la domanda interna, mentre quella dall’estero è fortemente ridotta. Le province industriali dell’est del Paese, e le stesse imprese, provano a compensare il deficit di risorse umane organizzando servizi di trasporto speciali per riportare nelle fabbriche i lavoratori migranti, bloccati da quasi un mese nelle loro aree rurali di residenza. Su un totale di 300 milioni, solo un terzo di loro ha ripreso il lavoro, secondo dati delle agenzie nazionali.

Per supportare l’economia, un gruppo di esperti cinesi propone di aumentare la spesa pubblica fino a un deficit annuale del 3,5% (superando così la soglia psicologica del 3%). In tal senso, la Pboc dovrebbe continuare a iniettare liquidità nel sistema, emettendo obbligazioni per 1000 miliardi di yuan (132 miliardi di euro). L’efficacia di queste misure espansive potrebbe però risultare limitata. Il problema maggiore è che le piccole e medie imprese cinesi – le più colpite dalla crisi epidemica – hanno croniche difficoltà ad accedere a prestiti con tassi d’interesse vantaggiosi, fatto che limiterà la loro capacità di reazione alla crisi.