Il Papa: solo accogliendo Dio l'umanità troverà unità e pace

Nella benedizione "Urbi et orbi" Benedetto XVI parla della "atrofia spirituale" che rischia l'uomo tecnologico. Seguendo il cammino d'amore indicato da Dio l'umanità potrà affrontare problemi come il terrorismo, la povertà ed il degrado ambienale. Un pensiero agli "uomini di buona volontà" che operano in Terra Santa, Libano, Iraq e Corea, dove "i segni di speranza, che pure non mancano, attendono di essere confermati da comportamenti ispirati a lealtà e saggezza".


Città del Vaticano (AsiaNews) - Aprendo il suo cuore al Bambino e lasciandosi guidare da Lui, l'uomo tecnologico non rischia il vuoto interiore, "l'atrofia spirituale", e l'umanità può, in una ritrovata unità, affrontare "i tanti e preoccupanti problemi del momento presente: dalla minaccia terroristica alle condizioni di umiliante povertà in cui vivono milioni di esseri umani, dalla proliferazione delle armi alle pandemie e al degrado ambientale che pone a rischio il futuro del pianeta".

Nel suo primo messaggio "Urbi et orbi", Benedetto XVI ha affrontato i drammi dell'uomo e del mondo moderno, alcuni dei quali, come la Terra Santa, il Libano, l'Iraq e la Corea, ha espressamente citato, implicitamente indicandoli tutti come una conseguenza di quella possibile scelta umana di chiudersi di fronte al'amore di Dio della quale ha parlato durante la messa della notte.

Alle 60.000 persone presenti in piazza San Pietro, malgrado la giornata romana sia grigia e bagnata di pioggia, ed alle 68 nazioni collegate in mondovisione tramite 111 emittenti, dopo la Benedizione "Urbi et orbi", il Papa ha rivolto gli auguri di Natale, affacciandosi dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, ha inviato l'augurio natalizio in 32 lingue, tra le quali l'arabo, il cinese, il turco, il russo, l'ebraico, il giapponese, il coreano e il vietnamita.

Ricordando, prima della benedizione, l'annuncio giunto nella notte: "oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore: Cristo Signore" (Lc 2,10-11), Benedetto XVI ha parlato del "paradosso del Natale": "la gloria divina nascosta nella povertà di un Bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia: è il Creatore dell'universo, ridotto all'impotenza di un neonato!". "Accettare questo paradosso, il paradosso del Natale, è scoprire la Verità che rende liberi, l'Amore che trasforma l'esistenza. Nella Notte di Betlemme, il Redentore si fa uno di noi, per esserci compagno sulle strade insidiose della storia. Accogliamo la mano che Egli ci tende: è una mano che nulla vuole toglierci, ma solo donare".

E' l'invito dell'angelo ad accogliere il Salvatore, che è diretto a tutti. "Non esiti l'odierna umanità a farlo entrare nelle proprie case, nelle città, nelle nazioni e in ogni angolo della terra! E' vero, nel corso del millennio da poco concluso e specialmente negli ultimi secoli, tanti sono stati i progressi compiuti in campo tecnico e scientifico; vaste sono le risorse materiali di cui oggi possiamo disporre. L'uomo dell'era tecnologica rischia però di essere vittima degli stessi successi della sua intelligenza e dei risultati delle sue capacità operative, se va incontro ad un'atrofia spirituale, ad un vuoto del cuore. Per questo è importante che apra la propria mente e il proprio cuore al Natale di Cristo, evento di salvezza capace di imprimere rinnovata speranza all'esistenza di ogni essere umano". "Svegliati, uomo: poiché per te Dio si è fatto uomo" (Sant'Agostino, Discorsi, 185). Svegliati, uomo del terzo millennio! A Natale l'Onnipotente si fa bambino e chiede aiuto e protezione. Il suo modo di essere Dio mette in crisi il nostro modo di essere uomini; il suo bussare alle nostre porte ci interpella, interpella la nostra libertà e ci chiede di rivedere il nostro rapporto con la vita e il nostro modo di concepirla. L'età moderna è spesso presentata come risveglio dal sonno della ragione, come il venire alla luce dell'umanità che emergerebbe da un periodo buio. Senza Cristo, però, la luce della ragione non basta a illuminare l'uomo e il mondo".

"Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell'edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato su giusti rapporti etici ed economici. Il suo amore guidi i popoli e ne rischiari la comune coscienza di essere "famiglia" chiamata a costruire rapporti di fiducia e di vicendevole sostegno. L'umanità unita potrà affrontare i tanti e preoccupanti problemi del momento presente: dalla minaccia terroristica alle condizioni di umiliante povertà in cui vivono milioni di esseri umani, dalla proliferazione delle armi alle pandemie e al degrado ambientale che pone a rischio il futuro del pianeta".

"Il Dio che si è fatto uomo per amore dell'uomo sostenga quanti operano in Africa a favore della pace e dello sviluppo integrale, opponendosi alle lotte fratricide, perché si consolidino le attuali transizioni politiche ancora fragili, e siano salvaguardati i più elementari diritti di quanti versano in tragiche situazioni umanitarie, come nel Darfur ed in altre regioni dell'Africa centrale. Induca i popoli latino-americani a vivere in pace e concordia. Infonda coraggio agli uomini di buona volontà, che operano in Terra Santa, in Iraq, in Libano, dove i segni di speranza, che pure non mancano, attendono di essere confermati da comportamenti ispirati a lealtà e saggezza; favorisca i processi di dialogo nella Penisola coreana e altrove nei Paesi asiatici, perché, superate pericolose divergenze, si giunga, in spirito amichevole, a coerenti conclusioni di pace, tanto attese da quelle popolazioni". (FP)