P. Samir: Come Gesù nel deserto, in quarantena per guarire dal male (II)
di Samir Youssef*

Il sacerdote irakeno traccia un parallelo fra i limiti imposti dalla pandemia e l’esilio di Cristo prima della Pasqua. Messe e preghiere per l’Italia. In un momento di sofferenza, la fede elemento di sostegno. I danni all’economia, le fabbriche chiuse e il sostegno doveroso delle autorità. Seconda parte della testimonianza.


Erbil (AsiaNews) - Nella quarantena vi è “una similitudine con l’esilio di Gesù nel deserto” per “guarire e purificare da ogni male”, da ogni virus “che colpisce il cuore e la mente, il nostro spirito”. È quanto scrive p. Samir Youssef, sacerdote caldeo del nord dell’Iraq, nella seconda parte della testimonianza affidata ad AsiaNews in piena emergenza coronavirus. Da qualche tempo, racconta il sacerdote, “celebriamo la messa per l’Italia”, poi “mi metto in ginocchio davanti al crocefisso, e prego in arabo e italiano”. In un periodo di grande prova e sofferenze, la riscoperta della fede diventa elemento di forza e sostegno. “Credo veramente - afferma - che solo con l’aiuto di Dio tramite la croce di Gesù potremmo uscire da questa situazione”.

Di seguito, la seconda parte dell’intervento di p. Samir. Per la prima clicca qui

Nella quarantena vi è una similitudine con l’esilio di Gesù nel deserto per guarire e purificare da ogni male, da ogni virus che colpisce il cuore e la mente, il nostro spirito. Non dobbiamo avere paura di chi uccide solo il corpo, ma dobbiamo temere quello che finisce per uccidere lo spirito: pensiamo alle persecuzioni nel mondo, quella religiosa e sociale, economica, il crimine, le droghe… quante persone muoiono per questi virus.

Da quando l’epidemia ha iniziato a colpire l’Italia, poi altri Paesi, abbiamo continuato a pregare in ginocchio ai piedi di Gesù crocifisso e bussare al suo cuore misericordioso per chiedere la grazia di salvare il mondo. Tutti noi abbiamo bisogno della sua misericordia. Per questo io celebro la messa ogni giorno, in rito latino e nella lingua italiana: mi piace ed è bello anche farlo da solo. La domenica celebriamo messe e le diffondiamo online su internet, con la sola presenza della corale, ma ora il governo ha impedito anche questo. La sera prego il Rosario con mia mamma e mia zia, dopo torno alla parrocchia e prego il Rosario della misericordia per l’Italia e per tutto il mondo.

L’economia come in tutto il mondo è in difficoltà, tutto è fermo; io penso che i danni dureranno per anni. Qui le fabbriche sono chiuse e per ripartire avranno bisogno di un sostegno delle autorità. In Iraq sta colpendo forte, perché la maggior parte della nostra economia si base sul prezzo del petrolio e oggi è molto basso. Il timore è che il virus resti, diventando stagionale. Il mondo dopo il coronavirus non sarà più come prima, molte abitudini resteranno. Siamo ormai così abituati a lavarci le mani e disinfettarle che un mio amico sacerdote, invece dello zucchero mi ha messo il disinfettante nel the!

Credo veramente che solo con l’aiuto di Dio tramite la croce di Gesù potremo uscire da questa situazione. Senza di Lui non possiamo fare nulla. Per questo il Papa una settimana fa ha visitato la croce miracolosa nella chiesa di san Marcello, domandando la grazia di poter salvare l’Italia e il mondo da questa epidemia. Poi l'hanno trasportato a piazza san Pietro per essere innalzato come simbolo della Chiesa universale, con le braccia aperte verso il mondo.

Per molti la sospensione della messa è una dura prova: tutti i riti collettivi - funzione domenicale, funerali, matrimoni, battesimi, cresime e comunioni - sono sospesi. Credo però che le preghiere si possano fare ovunque e in questo momento la Chiesa è dappertutto, si può trovare anche nelle case e negli ospedali. E qualsiasi cosa facciamo per i malati e i deboli, è come se fosse una messa celebrata in modo mistico. Il nostro patriarca ha lanciato una preghiera per l’Italia e celebra le messe in diretta online, per permettere a tutti di assistere dalle proprie case. 

Anche nella mia diocesi il vescovo celebra da solo e la funzione viene diffusa in rete. Per quanto riguarda la nostra parrocchia, io celebro la sera alla presenza di tre persone e anche noi la diffondiamo sui social, così tutta la parrocchia si unisce in modo ideale. Ascoltano la parola di Dio e restiamo in contatto, uniti in un corpo mistico. Da qualche tempo celebriamo una messa anche per l’Italia. Dopo la messa mi metto in ginocchio davanti al crocefisso, e prego in arabo e italiano la litania che ho portato con me dalla chiesa di san Marcello, dove c’è la croce miracolosa. La Chiesa italiana, con tutto il popolo, sono stati al nostro fianco nei momenti difficili di guerra e persecuzioni, sotto l’occupazione dell’Isis. Oggi preghiamo tutti per l’Italia, siamo tutti italiani.

* sacerdote della diocesi di Zakho e Amadiya

(Fine della seconda e ultima parte)