Il coronavirus minaccia 4 milioni di lavoratori indiani nell’outsourcing

Le aziende occidentali affidano a imprese indiane diverse attività, soprattutto call center. In India, molte imprese del settore rimangono aperte nonostante i divieti del governo. Gli indiani controllano metà del mercato mondiale in questo ambito. Le società occidentali riportano le attività in patria.


New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Le misure di isolamento introdotte in India per combattere il virus mettono in pericolo il mercato interno dell’outsourcing, e 4 milioni di lavoratori. Per tagliare i costi, le aziende occidentali, soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, affidano a imprese indiane diverse attività – come i call center.

Per lo più, le aziende indiane forniscono servizi al cliente, assistenza tecnica ai possessori di smartphone e sostegno nella gestione dati. Le imprese europee e statunitensi che “esternalizzano” attività in India sono spesso giganti bancari e finanziari, oppure aziende nel campo sanitario e delle telecomunicazioni. Tata Consultancy Services, il principale gruppo indiano nell’outsourcing, ha come cliente Citibank, colosso bancario Usa.

I lavoratori indiani del settore chiedono di poter lavorare da casa, ma molti datori di lavoro si rifiutano, minacciando anche di licenziarli. Le restrizioni alla circolazione in India dureranno fino al 14 aprile. Molte aziende locali non sono preparate per lo smart working. Per non perdere quote di mercato, alcune rimangono aperte nonostante i divieti, mettendo in pericolo la salute degli operatori, che di solito lavorano a stretto contatto.

Il governo indiano si sta adoperando per proteggere il comparto e favorire il lavoro da remoto. Prima dello scoppio della pandemia, i disoccupati nel Paese erano l’8% della forza lavoro. L’emergenza coronavirus può portare alla perdita di milioni di posti.

L’outsourcing di servizi dall’estero contribuisce in modo significativo all’export indiano (180 miliardi di dollari all’anno). Secondo diversi istituti di ricerca, l’India controlla metà del mercato mondiale in questo ambito, battendo la concorrenza di Cina, Indonesia, Brasile, Malaysia, Filippine e Vietnam.

La situazione attuale in India ha spinto alcune aziende occidentali a riportare in patria le attività affidate a società locali. Ad esempio, Virgin Media ha annunciato che assumerà 500 persone nel Regno Unito per servizi di call center.