Netanyahu e Gantz trovano l’accordo per un governo di emergenza nazionale

A Netanyahu, che parla di “passo per salvare gli israeliani” i primi 18 mesi di governo. Una posizione privilegiata per arginare gli effetti del processo per corruzione. Gantz promette di “proteggere la democrazia”. Critiche dagli ex alleati del leader centrista. Primo Ministro palestinese: un governo “dell’annessione”.


Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Dopo un anno di paralisi politica e tre tornate elettorali ieri sera in Israele, mentre parte del Paese era sceso in piazza contro l’attuale premier e a favore della democrazia, è arrivata la fumata bianca: il Primo Ministro ad interim Benjamin Netanyahu e il principale rivale Benny Gantz hanno raggiunto l’intesa per un governo di unità nazionale, nel contesto dell’emergenza coronavirus in atto.

Il capo della destra e il leader centrista, rivali alle urne, guideranno a turno l’esecutivo per un periodo di 18 mesi. Al premier uscente la prima fase, nel tentativo di usare la carica come scudo nel processo per corruzione che si aprirà a metà maggio. 

La situazione di crisi e incertezza innescata dalla pandemia mondiale ha contribuito a spingere i due rivali all’accordo, quando in campagna elettorale il centrista Benny Gantz aveva escluso “grandi coalizioni” e aveva promosso di mettere fine al decennale regno di Netanyahu. Ad oggi il Covid-19 in Israele ha infettato oltre 13700 persone e causato poco meno di 180 vittime. 

Ufficializzato l’accordo (nella foto l’atto della firma), il 70enne Netanyahu lo ha definito un “passo per salvare le vite e il benessere dei cittadini israeliani”. Gantz, 60 anni, sottolinea di aver “impedito una quarta elezione” e che “proteggeremo la democrazia”. Il governo durerà tre anni e l’attuale presidente del Parlamento subentrerà al premier uscente nell’ottobre 2021 per i successivi 18 mesi. 

Per i prossimi sei mesi non potranno essere portate all’attenzione della Knesset leggi che non riguardino la lotta alla pandemia; unica eccezione, l’avanzamento dell’iter parlamentare per l’annessione delle colonie ebraiche e delle terre occupare in Cisgiordania, che i palestinesi considerano come parte integrante di un futuro Stato. Un quadro che rientra nel cosiddetto “Accordo del secolo”, il piano di pace per il Medio oriente sponsorizzato dal presidente Usa Donald Trump e accolto tanto da Netanyahu quanto dall’ex rivale Benny Gantz. 

Immediate le reazioni alla firma del patto che porta alla nascita del nuovo esecutivo, soprattutto fra gli (ex) sostenitori della coalizione Blu Bianco. In molti accusano Gantz di aver tradito il mandato elettorale unendo le forze con Netanyahu e, soprattutto, garantendogli voti (e seggi alla Knesset) per restare ancora al potere. 

Fra le voci più critiche vi sono anche quelle dei vertici dell’Autorità palestinese, che parlano di un “governo israeliano dell’annessione”. Commentando l’accordo il Primo Ministro Mohammed Shtayyeh sottolinea che questa è “la fine della soluzione a due Stati e lo smantellamento dei diritti del popolo palestinese, secondo quanto previsto dal diritto e dalle risoluzioni internazionali”.