Seoul, Hong Kong, Taipei: sconfiggere la pandemia senza il ‘lockdown’

A differenza della Cina, i tre Paesi non hanno bloccato l’economia e chiuso in casa la popolazione. Il modello cinese, adottato anche dall’Italia, rischia di causare gravi contraccolpi economici. La rapidità di intervento, l’alto livello dei sistemi sanitari e la collaborazione della popolazione hanno favorito il successo delle tre esperienze “democratiche”.


Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Senza dover far ricorso a un duro “lockdown”, Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan stanno vincendo la lotta contro il coronavirus. A differenza della Cina, ma anche di alcuni Paesi occidentali, i tre governi non hanno bloccato le attività economiche, e non hanno limitato in modo eccessivo la libertà di movimento dei propri cittadini.

Da quando la crisi pandemica è esplosa a gennaio, taiwanesi, sudcoreani e hongkongesi possono uscire di casa e camminare per strada. Mentre in Europa e negli Stati Uniti si dibatte ancora se aprire o meno locali pubblici, bar e ristoranti di Seoul, Hong Kong e Taipei continuano a lavorare. L’unico vero vincolo per le loro popolazioni è quello di indossare mascherine e guanti protettivi, e rispettare il distanziamento sociale.

Il modello funziona. I tre Paesi stanno azzerando i nuovi contagi. Ieri Hong Kong non ha registrato alcun caso di infezione. Taiwan ne ha avuti 2; la Corea del Sud 13. Anche i numeri complessivi rimangono bassi, e ciò sta portando a ulteriori allentamenti delle restrizioni.

Paesi come l’Italia hanno copiato la linea draconiana adottata dalla Cina. Tale scelta ha causato pesanti contraccolpi economici. Le esperienze di Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan sono considerate più “democratiche”. La validità delle loro politiche di intervento è ancora maggiore se si tiene conto che tutte e tre presentano elementi comuni.

La velocità di azione è la chiave del loro successo, rafforzata dall’eccellenza dei rispettivi sistemi sanitari. I tre Paesi hanno chiuso in modo rapido i confini con la Cina, epicentro della pandemia, introducendo rigide misure di quarantena per chi entra nel loro territorio. Le autorità sanitarie hanno poi avviato test diagnostici di massa per individuare i possibili infetti, e mappare tutti i loro contatti con altre persone.

Tutto ciò è stato favorito dalla trasparenza delle istituzioni, che hanno aggiornato in modo costante i cittadini sugli sviluppi della situazione. Secondo molti osservatori, l’attiva collaborazione delle popolazioni interessate ha contribuito in modo decisivo al contenimento dell’infezione polmonare. La grande affluenza ai seggi elettorali in Corea del Sud il 15 aprile, nel rispetto delle norme sanitarie stabilite dal governo, ne è un concreto esempio.

I timori a Seoul, Taipei e Hong Kong è che il miglioramento delle condizioni possa portare a un rilassamento generale, e alla possibilità di una nuova ondata di contagi. Per questo motivo, i tre governi mantengono la guardia alta. Taiwan ha persino simulato un’emergenza con l’improvviso contagio di 500 persone in una sola giornata, seguito dalla rapida introduzione di un lockdown più aggressivo.