Sindacati indiani: le autorità sfruttano il lockdown per togliere diritti ai lavoratori

Operai costretti a lavorare 12 ore al giorno senza pagamento degli straordinari. Sospese le riunioni sindacali e la contrattazione collettiva. Bloccato l’accesso ai tribunali del lavoro. Ad aprile persi 122 milioni di posti di lavoro per il coronavirus.


Delhi (AsiaNews/Agenzie) – I principali sindacati del Paese hanno manifestato oggi contro la decisione delle autorità di sospendere l’applicazione di alcune leggi a tutela dei lavoratori con il pretesto dell’emergenza pandemia. Le 10 sigle incluse nella Central Trade Unions accusano i leader nazionali e quelli locali di condurre una politica contraria agli interessi dei lavoratori e della gente.

La polemica è scoppiata quando alcuni Stati della federazione indiana hanno permesso alle fabbriche di aumentare l’orario di lavoro da 8 a 12 ore senza dover pagare gli straordinari ai dipendenti. È stato sospeso il diritto alle riunioni sindacali, alla contrattazione collettiva e a decenti condizioni di lavoro. I lavoratori dell’industria non possono nemmeno fare vertenza al proprio datore di lavoro, e non possono rivolgersi ai tribunali del lavoro per far valere i propri diritti.

Il lockdown è stato esteso la scorsa settimana fino al 31 maggio. Delhi ha imposto il confinamento sociale e il blocco economico il 24 marzo, decisione che ha portato alla perdita di 122 milioni di posti di lavoro solo ad aprile. Milioni di migranti interni sono rimasti senza impiego e molti di loro hanno camminato anche per 1000 km prima di raggiungere i villaggi di origine.

Il 12 maggio il premier indiano Narendra Modi ha annunciato un piano economico da 266 miliardi di dollari per riavviare l’economia.