Card. Gracias: Cesare e Dio, i limiti dell’assolutismo
di Nirmala Carvalho

Nell’omelia della messa di oggi, l’arcivescovo di Mumbai mette in luce i rapporti fra Stato e Chiesa, in un momento difficile a causa del lockdown e a causa dei molti attacchi alla libertà religiosa. “Non tutto è di Cesare, non tutto è dello Stato”. “Alcune cose appartengono a Dio. Questo è l’inizio dei diritti umani, il valore dell’individuo, il valore della persona umana”. Il card. Gracias ha assicurato Narendra Modi: Preghiamo per lei a tutte le messe.


Mumbai (AsiaNews) – “Dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, la frase di Gesù riportata nel vangelo della messa di oggi (Marco 12, 13-17), “ha cambiato il pensiero dell’uomo. Essa ha dato per la prima volta un valore ufficiale a governi e Stati, ma ha anche messo un limite all’assolutismo”.

Così il card. Oswald Gracias ha messo in luce i rapporti fra Stato e Chiesa nell’omelia che ha tenuto stamane alla sua messa trasmessa in streaming, a causa della pandemia.

Le messe online del porporato, presidente della conferenza dei vescovi indiani (Cbci), hanno una grande audience nel mondo di lingua inglese. I messaggi e lettere degli spettatori che arrivano all’ufficio dell’arcidiocesi di Mumbai, arrivano da tutto il mondo.

Al presente, il rapporto fra Stato e Chiesa in India non è facile: col governo di Narendra Modi sono cresciuti attacchi verso persone e istituzioni cristiane, attribuite a gruppi nazionalisti indù, che sono sostenitori di Modi e del suo partito il Bjp (Bharatiya Janata Party).

“Dare a Cesare le cose di Cesare – ha spiegato il card- Gracias – è dare una patente di santità al governo: esso ha un’autorità che viene da Dio, ma anche questo ha dei limiti. Non tutto appartiene a Cesare; alcune cose appartengono a Dio. Questo è l’inizio dei diritti umani, il valore dell’individuo, il valore della persona umana. Siamo quindi in una situazione in cui comprendere la differenza fra Cesare e Dio, in cui vi sono due diverse ‘competenze’”.

L’autorità a Cesare, ha poi spiegato, è stata data da Dio, “nella sapienza di Dio essi sono i nostri leader e hanno bisogno del nostro aiuto, della nostra preghiera”.

Il porporato ha poi raccontato che il passato premier indiano, Atal Bihari Vajpayee gli ha chiesto una volta se era vero che noi preghiamo per lui ogni domenica. “Io – ha continuato - gli ho detto che è vero, che alla preghiera dei fedeli ogni domenica preghiamo per lui”. Il cardinale ha detto questo anche al premier Modi: “Preghiamo per lei regolarmente alle messe”.

“Il nostro governo merita la nostra lealtà. Per questo ho chiesto a tutti di seguire le regole del lockdown. Esse sonno per la nostra sicurezza e per quella degli altri e di tutta la nazione”.

“Il secondo principio – ha spiegato – è che “non tutto è di Cesare, non tutto è dello Stato. Vi sono delle cose che appartengono a Dio. Sul nostro cuore vi è il sigillo di Dio, noi siamo fatti a immagine di Dio; i nostri cuori, le nostre anime appartengono a Dio. Perciò questa lealtà verso Dio è essenziale”.

“Dobbiamo avere saggezza, prudenza, intelligenza per comprendere il modo in cui dare a Cesare ciò che gli è dovuto, partecipando a tutte le responsabilità del governo, pagando le tasse, ecc. Dall’altra parte, abbiamo le nostre responsabilità nel seguire la nostra coscienza quando Dio è implicato”.