Khabarovsk, la protesta contro il ‘colonialismo’ di Putin
di Vladimir Rozanskij

La città all’estremo oriente della Federazione russa, difende da giorni il suo governatore eletto, accusato di tentato omicidio e altri gravi reati. La piazza difende la propria scelta contro il potere centrale. In molte regioni cresce l’insoddisfazione verso la politica di Putin e contro le ingenti risorse assorbite da Mosca, che lasciano povere le periferie.


Mosca (AsiaNews) - Da diversi giorni domina la protesta a Khabarovsk, città dell’estremo oriente russo, a oltre 8mila km da Mosca e a soli 30 km dalla provincia cinese dell’Heilongjiang.  I cittadini di Khabarovsk scendono in piazza a migliaia (v foto) per protestare contro l’arresto del governatore della regione, Sergej Furgal, accusato di tentato omicidio e altri gravi reati. I suoi sostenitori dicono che il caso sia montato per ragioni politiche.

Secondo Ilja Stakheev, docente di comunicazione politica a San Pietroburgo, la ragione politica dell’arresto e del conflitto con il potere centrale ruota attorno alla autonomia dei governatori e dei sindaci, completamente annullata da Vladimir Putin all’inizio del suo primo mandato presidenziale (2000-2004), per ristabilire quella che lui chiama la “verticale del potere”. Nel 2012, con la fine della presidenza di Dmitrij Medvedev, la natura elettiva dei governatori regionali era stata ripristinata, considerando ormai acquisita l’uniformità dei vari livelli del potere politico a livello federale. Negli ultimi anni, però, in alcune elezioni regionali si sono riflesse le insoddisfazioni della gente nei confronti della politica putiniana, in fase di recessione economica; Furgal era stato eletto nel 2018 con queste motivazioni.

La stessa cosa è avvenuta nella regione siberiana di Irkutsk, e in alcune zone della Russia centrale, come a Vladimir e a Nizhnij Novgorod, dove si sono insediati governatori e sindaci non putiniani. Lo scontento rischia di estendersi a macchia d’olio, rafforzando sentimenti anti-sistema nelle opposizioni di piazza, ma anche in partiti finora fedeli a Putin, come i comunisti e i liberal-nazionalisti. Gli stessi abitanti di Khabarovsk non difendono Furgal perché convinti della sua onestà, ma perché “non dovete arrestare impunemente l’uomo che abbiamo scelto noi”, in “difesa della propria libertà di scelta”, come sostiene Stakheev.

Il tutto si può definire una protesta contro il “colonialismo moscovita”, che si accentua in questa fase convulsa della vita sociale, tra le misure contraddittorie contro la pandemia e le modifiche costituzionali che rafforzano il potere centrale. Non si tratta neanche di un anelito alla democrazia federale, contro l’autoritarismo centralizzato, anche se Furgal aveva formato il primo vero “governo di coalizione” del panorama politico russo. La questione è anzitutto economica, perché le risorse della Russia sono redistribuite con movimento centripeto, e Mosca ingoia quantità enormi rispetto a quanto viene assegnato alle periferie. E questo viene tanto più percepito nelle regioni più lontane, come l’estremo oriente di Khabarovsk, dove d’altra parte si verifica anche un fenomeno di “colonizzazione esterna” da parte dell’immigrazione cinese. Una delle ragioni dell’appoggio popolare a Furgal è la sua difesa degli interessi degli abitanti russi della regione.

Il potere centrale può rispondere con repressioni sempre più dure (a Khabarovsk finora non ci sono state, solo un manifestante è stato arrestato), o tentare soluzioni di compromesso. Le accuse contro Furgal potrebbero venire attenuate, permettendogli di rimanere al suo posto, o indire nuove elezioni cercando di mettere al suo posto una figura meno conflittuale.

In ogni caso, come nota il giornalista Konstantin Bubon, le proteste di Khabarovsk hanno evidenziato “l’assenza di uno spazio informativo comune” a tutta la Federazione. Le televisioni nazionali tentano in ogni modo di oscurare le notizie dalla regione, ma i cortei “hanno imposto in modo sorprendente l’Estremo Oriente come oggetto di interesse comune”, cosa che non era quasi mai avvenuta; molti moscoviti, o russi della Russia centrale, faticano a indicare la posizione di Khabarovsk sulla carta geografica. Le proteste di questi giorni potrebbero proiettare molte luci sulla cosiddetta “Russia profonda”.