Bangkok: Continuano le proteste contro il premier (golpista) Prayuth Chan-ocha

I manifestanti chiedono la fine della repressione. Nel mirino anche i militari, accusati di interferire negli affari politici e di appoggiare l’ex generale golpista. Sei ministri si sono dimessi. La pandemia spinge il Paese verso la recessione.


Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Continuano in Thailandia le proteste contro il governo del primo ministro Prayuth Chan-ocha. Circa 200 persone hanno manifestato ieri davanti al quartier generale delle Forze armate, chiedendo le dimissioni del premier.

Il 18 luglio, almeno 2.500 persone hanno dimostrato nella capitale, una delle più grandi manifestazioni pubbliche dal golpe militare del 2014, quando Prayuth (all’epoca comandante in capo dell’esercito) è salito al potere. Altre piccole dimostrazioni si sono tenute il giorno seguente a  Chiang Mai e Ubon Ratchathani. Gli assembramenti pubblici in Thailandia sono vietati per contenere la pandemia di Covid-19, ma la polizia non ha effettuato alcun arresto.

I manifestanti vogliono lo scioglimento del Parlamento, le dimissioni dell’esecutivo e la fine della persecuzione nei confronti dell’opposizione. Essi accusano inoltre i militari di sperperare i soldi dei contribuenti e di interferire negli affari politici del Paese appoggiando Prayuth.

L’ex generale guida dallo scorso anno un governo civile, ma i suoi critici considerano truccate le elezioni che hanno decretato la fine formale della giunta militare. Nell’ultimo periodo, anche per gli effetti della crisi pandemica, la pressione nei confronti del premier è cresciuta in modo significativo. Lo scorso 16 luglio, ben sei ministri hanno rassegnato le dimissioni.

Il coronavirus ha assestato un duro colpo all’economia locale. Secondo la Banca centrale, il Pil nazionale avrà un crollo dell’8% quest’anno. La Nazioni Unite stimano che l’economia thailandese perderà 41 miliardi di euro, soprattutto nel settore turistico, il fiore all’occhiello del Paese.