Guerra finanziaria: Washington potrebbe confiscare gli asset delle banche cinesi

Gli Usa hanno già sanzionato gli istituiti finanziari del colosso asiatico. Il decoupling finanziario non è più così improbabile. Le banche di Pechino rischiano di essere escluse dal sistema globale dei pagamenti, basato sul dollaro. L’amministrazione Trump potrebbe sanzionare le banche che fanno affari con i leader implicati nella repressione a Hong Kong. Internazionalizzare lo yuan non è una soluzione percorribile.


Pechino (AsiaNews) – Gli Stati Uniti potrebbero confiscare gli asset delle banche cinesi se la guerra finanziaria con la Cina dovesse raggiungere il punto di non ritorno. Già in passato, Washington ha imposto sanzioni agli istituti finanziari del colosso asiatico, ma non è arrivata a sequestrare i loro beni.

Nel 2012, ad esempio, il governo Usa ha sanzionato la Banca di Kunlun per aver finanziato il commercio del petrolio con l’Iran. L’istituto è stato tagliato fuori dal sistema globale dei pagamenti, che si basa sull’uso del dollaro.

Per gli economisti, il decoupling (separazione) finanziario – oltre a quello commerciale e quello tecnologico – tra le due potenze non è più così improbabile. L’amministrazione Trump continua ad accusare Pechino di mire espansionistiche in Asia orientale e sud-orientale, di seguire pratiche commerciali scorrette, di rubare segreti industriali e tecnologici e di violare i diritti umani al proprio interno e ad Hong Kong.

Secondo Yu Yongding, un ricercatore dell’Accademia cinese delle scienze sociali, ed ex funzionario della Banca centrale, Washington potrebbe congelare i capitali delle banche cinesi che fanno affari con leader o dirigenti di Pechino sanzionati dal governo Usa. È il caso degli istituti che hanno rapporti  con gli 11 dirigenti – tra cui Carrie Lam, capo dell’esecutivo di Hong Kong – penalizzati la scorsa settimana dall’amministrazione Trump per il loro ruolo nel reprimere il movimento democratico nell’ex colonia britannica.  

Yu osserva che Washington potrebbe imporre anche multe salate alle banche cinesi per poter accedere al sistema del dollaro.

Per gli analisti, Pechino ha poche opzioni di fronte a una tale minaccia. Alcuni osservatori cinesi suggeriscono di rafforzare l’internazionalizzazione dello yuan, in modo da ridurre la dipendenza dai sistemi di pagamento dominati dal dollaro. La valuta cinese copre però solo l’1,76% dei pagamenti internazionali. Un’altra misura è quella già ordinata dal presidente Xi Jinping di concentrare l’attenzione sul mercato e la produzione domestici, ma l’interdipendenza economica globale rende tale piano di difficile attuazione.