Il 2005 anno record per gli scambi commerciali della Cina

Triplicato il surplus negli scambi commerciali, giunto a oltre 100 miliardi di dollari Usa. Il dato, rivelato ieri, porterà maggiori pressioni per rivalutare lo yuan. Ma organi economici governativi lo escludono, per mantenere un'alta crescita economica.


Pechino (AsiaNews/Scmp) - Nel 2005 la Cina ha avuto un surplus record negli scambi commerciali pari a 101,9 miliardi di dollari Usa, più del triplo rispetto al 2004. L'aumento si prevede causerà preoccupazione nei partner occidentali e rinnovate pressioni per la rivalutazione dello yuan.

Le esportazioni nel 2005 sono state di 762 miliardi di dollari (+28,4%) e le importazioni di 660,12 miliardi (+17,6%), ha comunicato ieri l'Amministrazione generale della dogana. La Cina è la terza maggiore potenza commerciale del mondo, dopo Stati Uniti e Giappone, e da quattro anni ha una crescita annua superiore al 20%.

Il disavanzo positivo deriva dalla sovraproduzione interna - che beneficia di grandi investimenti di ditte cinesi e straniere e della politica pubblica macroeconomica diretta a rallentare il tasso di crescita - che produce grandi quantità di merci che occorre collocare sul mercato mondiale. Principale partner commerciale è l'Unione europea con scambi commerciali per 217,31 miliardi di dollari (+22,6%), seguita dagli Stati Uniti con 221,63 miliardi (+24,8%) e dal Giappone con 184,45 miliardi (+9,9%).

Questo incremento darà nuovo slancio alla richiesta di rivalutazione dello yuan. Molti economisti, specie a Washington, ritengono che la valuta cinese sia tenuta bassa in modo artificiale e che ciò contribuisca a rendere più competitivi i prodotti rispetto a quelli degli altri Paesi. "Il persistente grande disavanzo commerciale - dice Wang Qing della Banca d'America - fa ritenere che l'accumulo di riserve sia sempre più conseguenza di fattori strutturali e indica una sottostima dello yuan".

Pechino ha sempre risposto che il cambio fisso dello yuan è solo uno dei fattori che rendono le sue merci competitive e che ha bisogno di esportare grandi quantità di merci per compensare il costo di petrolio, ferro e altre materie prime, per contenere la disoccupazione e per incoraggiare gli investimenti diretti di ditte estere. Anche perché - osserva Yao Jungyuan, economista capo dell'Ufficio nazionale di statistica - i profitti diminuiscono per l'aumentata concorrenza di ditte cinesi ed estere.

"E' probabile che quest'anno - prevede Long Guoqiang, vice direttore del commercio estero del Centro per la ricerca e lo sviluppo del Consiglio di Stato - il disavanzo commerciale sarà anche maggiore". Tuttavia gli organi governativi di pianificazione prevedono un rallentamento della crescita economica, tra l'8,5 e il 9%, conseguenza della notevole crescita avvenuta in questi anni e "degli sforzi del governo - dice Yang Yiyong, vice direttore dell'Istituto per le ricerche economiche dell'Accademia cinese delle scienze sociali - per ristutturare l'economia". Previsto nel 2006 anche un aumento dell'indice dei prezzi al consumo contenuto nell'1% e "una deflazione contenuta nella seconda metà dell'anno". Per queste ragioni - prosegue Yang - il governo deve mantenere le attuali stabilità monetaria e la politica fiscale.

La Cina è ora il primo produttore mondiale di computer, telefoni mobili e acciaio. L'exporto di Hi-tech è giunto a 218,25 miliardi, pari a oltre il 28% delle esportazioni totali. Nonostante una crescita economica superiore al 10%, nel 2005 le importazioni di petrolio greggio sono cresciute solo del 3,3% con 126,82 milioni di tonnellate, inferiori alle previsioni. Le importazioni di acciaio, altro materiale il cui prezzo è molto cresciuto, sono diminuite del 11.9% con 25,82 milioni di tonnellate. (PB)