Irina, la preghiera contro la repressione a Minsk
di Vladimir Rozanskij

La giovane donna 35enne porta sempre una copia del Nuovo Testamento durante le manifestazioni. Imprigionata dagli Omon, è riuscita a farsi liberare e a liberare un’altra donna. La conferma dei brogli elettorali. Anche i poliziotti hanno paura.


Minsk (AsiaNews) - Un piccolo miracolo della preghiera nel vortice delle repressioni poliziesche a Minsk: lo ha raccontato al sito tut.by Irina Paljukhovich, abitante della capitale bielorussa. Dal 10 agosto scorso, quando sono iniziate le manifestazioni di piazza con le conseguenti violenze degli Omon, Irina ha deciso di uscire in strada tenendo sempre in mano il Nuovo Testamento.

La domenica 13 settembre la giovane donna è stata trattenuta dagli Omon e trascinata sull’avtozak, il pullmino delle violenze poliziesche. Vedendo che stava recitando delle preghiere, un Omon le ha proposto di andarsene a casa, ma Irina ha rifiutato, chiedendo che venisse liberata un’altra donna più anziana, che in effetti è stata poi rilasciata. Ora Irina, anch’essa tornata in libertà, sta cercando questa donna per conoscerla.

Irina Paljukhovich (foto 2) ha 35 anni e lavora come ragioniera. Anche prima dei fatti di quest’estate, racconta, pensava che fossero necessari alcuni cambiamenti nel Paese, ma “non m’immischiavo in politica. Prima delle elezioni, pensavo fosse possibile fare delle riforme in modo legittimo e pacifico, e mi ero iscritta tra gli osservatori indipendenti ai seggi elettorali”. Ai seggi è stata ammessa solo alla sera del 9 agosto, e subito aveva percepito molte irregolarità. La commissione del suo seggio ha perfino tentato di chiamare la polizia per far cacciare gli osservatori, e organizzare gli scrutini dei voti senza intralci esterni.

La reazione negativa ai brogli si è poi sommata alle violenze delle forze dell’ordine: “La mia anima è affranta per coloro che sono morti, e per chi ha sofferto fisicamente e psicologicamente”, racconta Irina, “non si può trattare così le persone. Per questo ho deciso di andare in strada con gli altri”. Quando poi è stata messa nell’avtozak, la situazione era decisamente difficile, con le donne strette sulle panche laterali e gli uomini ammassati l’uno sull’altro sul pavimento del pullmino, a rischio di soffocamento. Allora Irina ha preso il piccolo Vangelo dalla tasca, e ha cominciato a leggere dei brani e recitare delle preghiere. Il poliziotto ha osservato che “con questo libro si deve andare in chiesa, non qui”, e Irina ha risposto “Io con questo vado sia in chiesa, che qui”.

Quando le ha proposto di scendere dal pullmino, le altre donne hanno chiesto di essere liberate, e il poliziotto ha risposto che se anche loro avessero avuto lo stesso libro, le avrebbe lasciate andare. Vedendo la signora molto provata e intimorita al suo fianco, Irina ha cercato di consolarla, e infine ha convinto i poliziotti a farla uscire. Conversando con essi, le donne hanno visto come gli stessi Omon erano impauriti, e qualcuno di loro ha fatto capire di essere ricattato dai superiori, anche con metodi violenti e pressioni sulle loro famiglie.

Dai filmati delle manifestazioni successive, Irina ha riconosciuto la donna che aveva fatto liberare, mentre si accostava ai poliziotti facendo loro il segno della croce sulla fronte, e pronunciando a sua volta delle preghiere. Irina è ortodossa, ma riconosce che la Chiesa che più sostiene le attese della gente è quella cattolica. “Non è che io sia così tanto credente, ho solo preso il Nuovo Testamento per sentirmi più sicura. Credo che la Chiesa non siano solo i funzionari ecclesiastici, io credo in Dio, e la fede è l’unica mia difesa, anche nell’avtozak”.