Scoppiano proteste contro il trattamento dei mongoli in Cina

I manifestanti chiedono il rilascio degli abitanti di etnia mongola arrestati nella Mongolia interna. Pechino vuole reprimere l’uso della lingua mongola nelle scuole locali. Critiche al governo di Ulaanbaatar per non aver protestato con Pechino.

 


Ulaanbaatar (AsiaNews/Agenzie) – Decine di manifestanti si sono radunate il 1 ottobre nella capitale per chiedere il rilascio degli abitanti di etnia mongola arrestati in Cina. Il mese scorso, nella regione autonoma cinese della Mongolia interna, studenti di origine mongola si sono rivoltati contro le autorità, che hanno deciso di ridurre l’uso della loro lingua natia nei programmi scolastici.

Le dimostrazioni e i boicottaggi nella Mongolia interna sono stati i più significativi da decenni; Pechino li ha repressi in tempi rapidi, impiegando veicoli corazzati attorno le scuole epicentro delle tensioni.

Le proteste anti-cinesi in Mongolia sono scoppiate a pochi giorni dall’arrivo nel Paese del segretario di Stato Usa Mike Pompeo. L’alto esponente dell’amministrazione Trump si recherà in visita anche in Giappone e Corea del Sud, ma non in Cina.

Alcuni dimostranti, che indossavano maschere protettive come precauzione contro il coronavirus, erano vestiti con abiti tradizionali mongoli, e portavano striscioni che mostravano immagini di presunte atrocità perpetrate dal regime cinese nella Mongolia interna. Essi temono che la decisione cinese di limitare l’uso del proprio idioma nelle scuole porti all'estinzione della cultura mongola.

Già lo scorso mese, la visita a Ulaanbaatar del ministro cinese degli Esteri Wang Yi era stata accompagnata da manifestazioni di protesta. Per gli attivisti mongoli, la leadership del proprio Paese avrebbe dovuto chiedere la liberazione delle persone arrestate nella Mongolia interna.