​Papa: pur di accumulare denaro non si guarda da dove viene

Ricevendo il Comitato di esperti del Consiglio d’Europa (Moneyval), Francesco ha ribadito che “l’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – Impedire ai moderni “mercanti” di “speculare in quel sacro tempio che è l’umanità” ripensando al nostro rapporto col denaro che “deve servire e non governare”, come accade oggi quando, pur di accumulare ricchezza, non si bada da dove essa provenga. Ricevendo oggi il Comitato di esperti del Consiglio d’Europa (Moneyval) che sta compiendo una valutazione delle misure contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo esistenti in Vaticano, Francesco ha ribadito che “non si può servire Dio e la ricchezza”.

Nel suo saluto, Francesco ha detto che il lavoro svolto dal Comitato “mi sta particolarmente a cuore. Esso, infatti, è strettamente connesso con la tutela della vita, con la pacifica convivenza del genere umano sulla terra e con una finanza che non opprima i più deboli e i bisognosi: è tutto concatenato. Come ho scritto nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, ritengo necessario ripensare al nostro rapporto col denaro (cfr n. 55). Infatti, in certi casi pare che si sia accettato il predominio del denaro sull’uomo. Talora, pur di accumulare ricchezza, non si bada alla sua provenienza, alle attività più o meno lecite che l’abbiano originata e alle logiche di sfruttamento che possono soggiacervi. Così, accade che in alcuni ambiti si tocchino soldi e ci si sporchi le mani di sangue, del sangue dei fratelli. O, ancora, può succedere che risorse finanziarie vengano destinate a seminare il terrore, per affermare l’egemonia del più forte, del più prepotente, di chi senza scrupoli sacrifica la vita del fratello per affermare il proprio potere”.

“Il Magistero sociale della Chiesa – ha ricordato poi il Papa - ha sottolineato l’erroneità del ‘dogma’ neoliberista (cfr ibid.,168) secondo cui l’ordine economico e l’ordine morale sarebbero così disparati ed estranei l’uno all’altro, che il primo in nessun modo dipenderebbe dal secondo (cfr Pio XI, Lett. enc. Quadragesimo anno,190). Rileggendo tale affermazione alla luce dei tempi attuali, si constata che «l’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano» (Esort. ap. Evangelii gaudium,55). Infatti, «la speculazione finanziaria con il guadagno facile come scopo fondamentale continua a fare strage» (Lett. enc. Fratelli tutti,168)”.

“Le politiche di antiriciclaggio e di contrasto al terrorismo costituiscono uno strumento per monitorare i flussi finanziari, consentendo di intervenire laddove emergano tali attività irregolari o, addirittura, criminali. Gesù ha scacciato dal tempio i mercanti (cfr Mt 21,12-13; Gv 2,13-17) e ha insegnato che «non si può servire Dio e la ricchezza» (Mt 6,24). Quando, infatti, l’economia perde il suo volto umano, non ci si serve del denaro, ma si serve il denaro. È questa una forma di idolatria contro cui siamo chiamati a reagire, riproponendo l’ordine razionale delle cose che riconduce al bene comune,[1] secondo il quale «il denaro deve servire e non governare!» (Esort. ap. Evangelii gaudium,58; cfr Cost. past. Gaudium et spes, 64; Lett. enc. Laudato si’,195)”.