Sciopero della fame contro il fermo amministrativo: palestinese ‘sul punto di morire’

È l’allarme lanciato dall’ong anti-occupazione B’Tselem sulle condizioni di salute di Maher Al-Akhras. Arrestato su segnalazione dello Shin Bet per (presunti) legami con la Jihad islamica, da mesi è in attesa di una formalizzazione delle accuse e di un processo. Oltre 350 palestinesi in regime di fermo amministrativo, fra i quali due minorenni.


Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Un palestinese detenuto in Israele, in sciopero della fame da quasi 80 giorni, è “sul punto di morire”. È l’allarme lanciato dall’ong anti-occupazione B’Tselem, secondo cui il 49enne Maher Al-Akhras in regime di “fermo amministrativo” continua a osservare un digiuno completo pur avendo perso metà del suo peso, tanto da dover essere ricoverato all’ospedale Kaplan di Rehovot. 

Accusato di intrattenere legami con la Jihad islamica, un gruppo armato estremista palestinese, egli era stato arrestato a luglio nei pressi di Nablus, nel nord della Cisgiordania, e sottoposto a detenzione amministrativa. Egli non ha mai subito un processo o ricevuto accuse formali dalla procura militare israeliana. Un giudice ha approvato il fermo “cautelare” basandosi su una nota dello Shin Bet, il servizio segreto, per non meglio precisate “ragioni di sicurezza”.

La detenzione amministrativa applicata da Israele permette di fermare un sospetto per lunghi periodi, anche senza accuse precise, e può essere rinnovato ogni sei mesi in modo unilaterale. Tale misura, un tempo applicata solo verso militanti palestinesi, ora vale anche per gli israeliani sebbene i critici si mostrino scettici sulle modalità di applicazione.  

Per protesta Maher Al-Akhras ha iniziato uno sciopero della fame ma le sue condizioni sono precipitate in modo rapido, tanto da richiedere il ricovero in ospedale ai primi di settembre. Oggi egli è “sul punto di morire”, come afferma in un comunicato B’Tselem. A sostegno dell’attivista palestinese sono scese ieri in piazza alcune decine di manifestanti nel centro di Ramallah, con slogan e cartelli che ne invocavano la liberazione. “Il nostro popolo non lascerà cadere Maher Al-Akhras” ha gridato Khader Adnane, anch’egli più volte arrestato da Israele. 

Per la sua liberazione si è espresso anche il Primo Ministro palestinese Mohammed Shtayyeh e, dall’8 ottobre, è partita una campagna internazionale su Twitter con gli hashtag #SaveMaher #DignityStrike. I suoi avvocati hanno presentato la richiesta di scarcerazione davanti alla Corte suprema, ma l’istanza deve essere ancora studiata dai giudici che hanno chiesto ulteriore tempo prima di prendere una decisione.

Residente a Silat al-Dhahr, un villaggio nei pressi di Jenin, Al Akhras, è già stato incarcerato cinque volte, parte delle quali senza processo. Dal 1967, anno di inizio dell’occupazione in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, sono stati emessi almeno 50mila ordini di detenzione amministrativa; secondo i dati diffusi da B’Tselem, a fine agosto circa 355 palestinesi si trovavano in regime di fermo amministrativo, fra i quali vi sono almeno due minorenni.