Riyadh boicotta i prodotti ‘made in Turchia’

Dal caffè al formaggio, i supermercati sauditi stanno togliendo dagli scaffali i prodotti provenienti dalla Turchia. Una guerra commerciale ufficiosa e non dichiarata, per non incorrere nelle sanzioni del Wto. Secondo Ankara le compagnie saudite costrette con la forza a firmare lettere in cui si impegnano “a non importare prodotti”.


Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Dalle foglie di vite in salamoia al caffè, passando per il formaggio, i supermercati sauditi stanno ritirando dagli scaffali un numero crescente di prodotti “made in Turchia”, in seguito a un crescente invito al boicottaggio. Una guerra economica e commerciale sempre più forte che alimenta la tensione fra Ankara e Riyadh, due grandi potenze - su fronti opposti - in seno alla galassia musulmana sunnita. Rivalità rafforzata all’indomani dell’assassinio, al consolato saudita di Istanbul, del giornalista dissidente Jamal Khashoggi nel 2018. 

L’Arabia Saudita ha cercato di rafforzare ancor più la pressione sull’economia turca, in difficoltà a causa della pandemia mondiale di nuovo coronavirus. Fra i primi settori colpiti dal boicottaggio il turismo già lo scorso anno, mentre ora l’attenzione si è spostata sul settore tessile e di altri beni, bloccati alla dogana saudita col rischio di interrompere la catena di approvvigionamento globale. 

In risposta all’appello lanciato dal capo della Camera di commercio saudita che chiede di “boicottare tutto ciò che è turco”, da questa settimana diverse catene di supermarket nel regno wahhabita hanno annunciato lo stop all’importazione e alla vendita. “Questa decisione - sottolinea il responsabile di Abdullah AlOthaim Markets - giunge in solidarietà con la popolare campagna di boicottaggio”. 

Alcune catene intendono continuare la vendita sino all’esaurimento delle scorte dai bancali. Tuttavia, un corrispondente dell’Afp a Riyadh riferisce di aver visto venditori intenti a ripulire gli scaffali dai prodotti turchi come caffè, cioccolatini e barattoli di verdure sotto aceto. “Questa è una materia assai delicata” conferma (dietro anonimato) il manager di una grande catena, il quale non vuole nemmeno spiegare la sorte dei prodotti una volta rimossi dai banconi. 

Arabia Saudita e Turchia sono su fronti contrapposti in diversi dossier regionali e internazionali, dalla Libia alla Siria, fino al Qatar alleato chiave di Ankara che da tre anni è oggetto di un blocco economico, politico e diplomatico da parte di Riyadh. Nel timore di una denuncia alla Organizzazione mondiale del commercio (Wto), la leadership saudita ben si guarda dal sostenere - almeno in pubblico - la campagna di boicottaggio dalla quale sembra aver preso le distanze. Le autorità negano restrizioni sui prodotti “made in Turkey”, anche se uomini di affari di Ankara parlano di una “lettera firmata a forza” da compagnie saudite in cui si impegnano “a non importare prodotti dalla Turchia”. 

Analisti ed esperti sottolineano che Ankara non intenderà cedere alla campagna di pressione e non vi saranno effetti devastanti sulla sua economia. Del resto l’Arabia Saudita è solo il 15mo mercato per il settore dell’esportazione fra tessile, prodotti chimici, mobili e acciaio. Tuttavia, il timore è l’invito al boicottaggio possa estendersi in un futuro prossimo anche agli alleati regionali di Riyadh. La tensione fra i due Paesi si spiega anche con la sempre maggiore vicinanza di Ankara all'ideologia dei Fratelli musulmani, propugnatori di un nuovo califfato e nemici antichi del regno wahhabita.