Elezioni politiche: egiziani alle urne fra indifferenza e vittoria (scontata) di al-Sisi

Domani prende il via la tornata elettorale per l’assegnazione dei seggi alla Camera. Sul voto pesa l’incognita astensionismo e i timori di assembramenti in tempo di pandemia da Covid-19. Analisti ed esperti giudicano “deludente” i lavori parlamentari della legislatura che si chiude. Camera e Senato soggetti alle volontà dell’esecutivo, senza un reale potere.


Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) - In un misto di indifferenza (per il voto) e pochi dubbi (sull’esito finale), gli egiziani sono chiamati alle urne nel fine settimana per le elezioni politiche 2020 caratterizzate pure dal timore di assembramenti al tempo della pandemia di Covid-19. Una tornata elettorale dal forte rischio astensionismo e dall’esito che appare scontato, con la vittoria del fronte legato al presidente Abdel Fattah al-Sisi, al potere da sei anni e senza rivali all’orizzonte che ne possano scalfire il comando. 

I 63 milioni di aventi diritti, su un totale di oltre 100 milioni di abitanti, sono chiamati a indicare 568 parlamentari della Camera dei rappresentanti (in arabo Magles en-Nowwab), fra quelli eletti in fase di voto; a questi se ne sommano altri 28 di nomina diretta del capo dello Stato per un totale di 596. Sono le prime a tenersi dopo l’approvazione di una serie di riforme costituzionali nel 2019, che hanno sancito l’allungamento del mandato presidenziale e la reintroduzione della Camera alta. 

I primi 14 governatorati andranno alle urne il 24 e il 25 ottobre, mentre i restanti 13 si pronunceranno fra il 7 e l’8 novembre prossimi. In caso di ballottaggio è previsto il secondo turno per ciascuna delle due tornate. I risultati definitivi saranno annunciati il 14 dicembre prossimo, ma appare scontata la vittoria dei governativi legati ad al-Sisi, mentre l’opposizione rappresentata da un “blocco di 25/30 seggi” non sembra destinata a conquistare maggiori consensi. 

Analisti ed esperti di politica egiziana giudicano “deludenti” i lavori parlamentari a conclusione dei cinque anni di legislatura. Hassan Nafaa, professore di scienze politiche all’università del Cairo, riferisce di un “Parlamento diventato un mezzo legato all’esecutivo, senza un reale potere legislativo”. La Camera, prosegue, “non è quasi mai stati a chiamata in causa nelle scelte governative, che ha svolto le funzioni che dovrebbero competere al Parlamento”. 

La coalizione filo-governativa guidata dal partito Mostakbal Watan (Avvenire della nazione) raggruppa il maggior numero di candidati, che comprende fra le proprie fila uomini di affari e personalità pubbliche influenti. Il suo leader Abdelwahab Abdelrazek dalla scorsa settimana è alla guida del Senato. 

Per gli egiziani si tratta del secondo voto dall’inizio dell’emergenza sanitaria causata dal nuovo coronavirus. Ad agosto i cittadini si erano recati alle urne per assegnare 300 seggi della neonata Camera alta, che si sommavano agli altri 100 indicati da al-Sisi il quale ha voluto con forza il ripristino del Senato, abolito all’indomani della destituzione dell’ex presidente Morsi, legato ai Fratelli musulmani. Oltre al Senato, il pacchetto di riforme voluto dal governo permette al capo dello Stato di restare al potere fino al 2030 e rafforza il controllo della presidenza sul potere giudiziario, estendendo ancor più potere e influenza dell’esercito. 

Queste modifiche hanno, di fatto, indebolito la separazione dei poteri e alimentato la sfiducia dei cittadini verso il voto. In molti sui social network hanno bollato come “farsa” o “inutile” l’imminente tornata elettorale. Posizione condivisa da Saeed Sadiq professore di sociologia politica all’università del Nilo, a Giza, secondo cui sarà alto il tasso di astensionismo “per il generale disinteresse del corpo elettorale”.