Mosca vuole l’aiuto di Pechino per ridurre la dipendenza dal dollaro

Lo sforzo è parte del piano russo di integrare l’Unione economica eurasiatica con la Belt and Road cinese per creare un grande blocco geopolitico alternativo a quello guidato dagli Usa. La “de-dollarizzazione” per combattere le sanzioni di Washington. Competizione tra cinesi e russi rendono più difficili gli sforzi d’integrazione. Il malcontento per la presenza di Pechino in Asia Centrale.


Mosca (AsiaNews) – La Russia chiede ai suoi partner nell’Unione economica eurasiatica (Uee) e alla Cina di limitare l’uso del dollaro (e dell’euro) nei loro scambi commerciali: l’obiettivo è di ridurre la dipendenza dal sistema monetario e finanziario dominato dalle potenze occidentali. La richiesta è stata avanzata nei giorni scorsi durante un forum online da Sergei Glazyev, ministro per l’Integrazione e gli affari macroeconomici dell’Unione, ed ex consigliere del presidente russo Vladimir Putin.

Sin dalla sua costituzione nel 2014, la Uee, di cui oltre alla Russia fanno parte Kazakistan, Bielorussia, Armenia e Kyrgyzstan, ha rafforzato i propri legami con Pechino. Il Cremlino non ha mai nascosto di voler collegare l’area di liberoscambio con la Belt and Road Initiative, il piano del presidente cinese Xi Jinping per accrescere la centralità della Cina nel commercio globale: secondo diversi osservatori, il legame tra le due iniziative potrebbe dare a luogo a un grande blocco eurasiatico alternativo a quello occidentale guidato da Washington.

La Uee non ha una moneta unica come l’Unione europea. Per ovviare a tale mancanza, Glazyev sostiene che essa si deve dotare di un proprio meccanismo per  i pagamenti internazionali, separato da quello del dollaro controllato dagli Usa e basato sulle valute nazionali dei Paesi membri e sullo yuan.

Al momento, solo metà dei pagamenti all’interno della Uee è effettuato in valute nazionali; quelli per gli scambi con la Cina sono anche inferiori (15%). Per “de-dollarizzare” lo spazio eurasiatico, Mosca cerca una sponda in Pechino: entrambe sono penalizzate da una serie di sanzioni Usa, che riguardano anche l’accesso al sistema finanziario globale. Stando ai dati delle autorità russe, nel primo trimestre dell’anno gli scambi commerciali tra il gigante asiatico e la Russia sono stati fatti per il 46% in dollari (prima volta sotto il 50%), il 30% in euro, 17% in yuan e 7% in rubli.

I progetti di integrazione tra Uee e Cina si scontrano però con problemi geopolitici. Finora in Asia Centrale Mosca e Pechino si sono divisi i compiti, con la prima che esercita la leadership nel campo della sicurezza e la seconda in quello economico; ora l’impegno strategico nell’area della Cina si fa sempre più forte, come dimostra la presenza di personale militare cinese in Tagikistan.

L’impatto nella regione della Belt and Road è poi diminuito negli ultimi, quasi azzerandosi per gli effetti della pandemia da Covid-19. Senza dimenticare il crescente disappunto della popolazione delle ex repubbliche sovietiche in Asia Centrale per le attività delle imprese cinesi; l’ultimo caso si è avuto in Kyrgyzstan a inizio mese, in coincidenza con le proteste per l’esito delle elezioni parlamentari, quando alcune miniere gestite da società cinesi sono state assaltate e occupate da centinaia di residenti.