Buenos Aires aderisce alla banca asiatica di Pechino
di Silvina Premat

La partecipazione è stata approvata a schiacciante maggioranza da forze di governo e d’opposizione. Terzo Paese latinoamericano a entrare nell’istituzione dopo Ecuador e Uruguay. Argentini sotto pressione per pagare i debiti contratti con il Fondo monetario internazionale. Ex deputata: Scelto di giocare con le dittature, come Perón con Hitler.


Buenos Aires (AsiaNews) – Con soli quattro voti contrari, la Camera dei deputati argentina ha approvato nei giorni scorsi l’adesione del Paese alla Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture (Aiib). La crescente tensione tra il governo kirchnerista e i partiti d’opposizione è venuta meno quando 235 legislatori di diverse forze politiche hanno dato il via libera senza alcuna discussione in commissione e in aula. 

L’Aiib è una creatura della Cina: la sua risposta alla Banca mondiale e alla Banca asiatica per lo sviluppo, dominate da Stati Uniti e Giappone. Lanciata da Xi Jinping nel 2016 per promuovere la Belt and Road Initiative, il grande piano di investimenti per fare di Pechino il perno del commercio mondiale, l’istituzione bancaria – osteggiata dagli Usa – ha 103 membri.

Dopo la promulgazione della legga di adesione da parte del presidente Alberto Fernández, data per scontata, l'Argentina diventerà il terzo Paese dell’America Latina ad entrare nell’Aiib, di cui Ecuador e Uruguay sono già membri. Altri cinque Stati latinoamericani rimangono in lista d'attesa: Brasile, Cile, Venezuela, Perù e Bolivia.

L’ingresso nell’Aiib apre la possibilità di ricevere prestiti per opere infrastrutturali che di solito sono richiesti alla Banca mondiale e alla Banca interamericana di sviluppo. La decisione di aderire a all’istituzione finanziaria multilaterale creata dalla Cina arriva in un momento complicato per il governo argentino. Esso sta negoziando le condizioni di pagamento del corposo debito contratto con il Fondo monetario internazionale, vicino alle posizioni statunitensi.

Secondo Elisa Carrió, ex deputata nazionale e membro di spicco dell'opposizione, conosciuta per la sua indipendenza di pensiero, l'Argentina si trova in un momento decisivo. In dichiarazioni rilasciate alla stampa locale, ella ha chiesto dove si colloca Buenos Aires nella “guerra geopolitica” tra Stati Uniti e Cina, che a suo avviso è già in corso. Carrió ricorda che durante la Seconda guerra mondiale il Paese si trovava in una situazione simile, dovendo scegliere se “giocare” insieme alle dittature o alle democrazie. Secondo la politica argentina, “proprio come Juan Domingo Perón scelse di giocare con Hitler, ora stiamo per ripetere l’errore storico di fare squadra con le dittature”.