Delhi, freddo e inquinamento fanno impennare i casi di Covid-19

La capitale lotta contro un picco nei contagi: solo ieri 8.500 nuovi casi (450mila in totale) e 85 vittime (oltre 7mila il dato complessivo). Primi segnali di difficoltà negli ospedali, oltre la metà dei letti disponibili è già occupata. Per il Diwali imposte nuove restrizioni, come la vendita di fuochi d’artificio. Il problema dello stoccaggio (a meno 80 gradi) di un futuro vaccino.


Delhi (AsiaNews/Agenzie) - La capitale sta lottando contro un picco nei contagi da coronavirus. Secondo gli esperti, l’aumento repentino dell’ultimo periodo è dovuto al calo delle temperature e agli alti livelli di inquinamento. E sul fronte del vaccino, mentre la comunità internazionale sembra più fiduciosa dopo l’annuncio della Pfizer, nel Paese asiatico emergono dubbi e preoccupazioni sul suo stoccaggio, che necessità di temperature bassissime. 

Nella sola giornata di ieri la metropoli ha registrato 8.500 nuovi casi, il dato più alto dall’inizio dell’emergenza sanitaria. A questo si aggiungono 85 vittime, che portano il totale a oltre 7mila. La rapida crescita delle ultime settimane, dopo un periodo estivo di relativa calma, ha già determinato un aumento della pressione ospedaliera, con oltre la metà dei letti disponili già occupati. Il chief minister Arvind Kejriwal ha scritto al governo federale, chiedendo un rafforzamento dei posti letto nei nosocomi pubblici in vista di una ulteriore escalation. 

Oggi in India l’emergenza Covid-19 si concentra proprio nell’area della capitale, la più colpita del Paese. Le infezioni hanno superato i 450mila casi, dei quali 42mila sono tuttora attivi. Oltre a inquinamento e temperature più basse, anche le imminenti festività legate al Diwali rischiano di favorire la diffusione del virus. Le autorità hanno vietato la vendita e l’uso di fuochi d’artificio, per evitare un ulteriore peggioramento dell’aria, e rafforzato i controlli in tema di obbligo della mascherina e distanziamento sociale. 

Intanto, sul fronte dei vaccini dopo l’annuncio della Pfizer secondo cui l’ efficacia della profilassi in fase di sperimentazione avrebbe superato il 90%, per il Paese asiatico si pone il problema della conservazione del farmaco. Esso, infatti, richiede uno stoccaggio a temperature paragonabili all’inverno in Antartide (fino a meno 80 gradi); in India, in alcuni periodi dell’anno, le temperature arrivano a toccare i 50 gradi. “Questa è una sfida nuova ed enorme per molte nazioni” sottolinea Tony Peters, dell’università di Birmingham, e lo sarà anche e soprattutto per le nazioni dell’area più calda e umida del pianeta, come l’India.