Pyongyang, religioni quasi sradicate

Secondo il “Libro bianco” pubblicato dal Centro dati per i diritti umani in Corea del Nord, vi è bando sulle attività religiose. Il 46% degli intervistati afferma che i credenti sono puniti con i lavori forzati. Vi è anche una caccia ai cristiani coreani fuggiti in Cina. Dal 2000 ad oggi solo 559 persone hanno “visto una bibbia”.


Seoul (AsiaNews) – La persecuzione religiosa in Corea del Nord è fra le più dure. Dal costituirsi del Paese, le attività religiose sono considerate come un’azione contro lo Stato e punite come un crimine politico. Le poche informazioni che trapelano da dietro la cortina non permettono di avere una chiara visione della situazione. Nonostante ciò, il Centro dati per i diritti umani in Corea del Nord (Database Center for North Korean Human Rights, Nkdb), dal 2007 pubblica ogni anno un “Libro bianco sulla libertà religiosa” della Corea del Nord, mettendo insieme brandelli di informazioni provenienti soprattutto da fuggitivi.

Quest’anno il Centro ha potuto raccogliere dati da 1234 persone che hanno confermato il bando su tutte le attività religiose e l’aspra persecuzione che investe i credenti.

Il 46% delle persone intervistate conferma che la punizione per chi è impegnato in attività religiose è l’internamento in campi di lavoro forzato. Ma va anche detto che il 38,6% degli intervistati non sa di alcuna punizione perché non sa nemmeno nulla di religione.

Secondo il Centro, dall’aprile 2014 è in atto un rafforzamento della persecuzione su ordine di Kim Jong-un per “arrestare tutti coloro che hanno contatti con il cristianesimo”. Da allora, le squadre delle forze di sicurezza cercano i fedeli e l’ambasciata nordcoreana a Pechino cerca i cristiani anche fra i fuggitivi in Cina.

Il rapporto afferma che, nonostante la persecuzione, dal 2000 ad oggi il numero di persone che ha “visto una bibbia” è aumentato ogni anno del 4%. Prima del 2000 vi sono state solo 16 persone che affermavano di avere avuto tale esperienza. Dopo il 2000 e fino ad oggi vi sono 559 persone – tutte rifugiate nel Sud - che “hanno visto una bibbia”.