Maria Kolesnikova: vinceremo la maratona delle proteste
di Vladimir Rozanskij

Invece delle grandi manifestazioni, varata la tattica della “Marcia dei vicini”: chat on line mettono in contatto caseggiati e condomini per “fare una passeggiata” nel parco o andare in chiesa. Questo permette meno arresti e meno violenze. La Kolesnikova racconta la sua prigionia e le prospettive della protesta: “Si è rotta la relazione di fiducia non solo verso il presidente, ma verso tutto il sistema statale”. “Noi non siamo una opposizione, siamo il popolo bielorusso”.


Mosca (AsiaNews) - In Bielorussia continua la serie ininterrotta di quattro mesi di proteste, dopo le contestate elezioni del 9 agosto scorso. Dalla scorsa settimana le agitazioni hanno preso la forma di “proteste di cortile”, evitando i grandi assembramenti (anche a causa del pericolo di infezione da Covid-19) e sfuggendo alle repressioni degli Omon: la tattica sembra funzionare. Domenica 29 novembre, quella che è stata chiamata la “Marcia dei vicini” ha fatto registrare un numero molto inferiore solito di arresti e violenze, essendo impossibile alle forze dell’ordine distribuirsi in tutti i caseggiati della capitale.

Il coordinamento dei cortei viene realizzato con l’apertura di chat on-line per ogni condominio o gruppi di caseggiati, attraverso le quali si invitano i vicini a “fare una passeggiata” nel parco, per i negozi o nei centri commerciali, o magari andare insieme a pregare in qualche chiesa. i gruppi evitano il centro città e le zone più presidiate dalla polizia. Il giornale Nasha Niva ha calcolato nella giornata di domenica almeno 60 “passeggiate tra vicini”, in cui si espongono le bandiere bianco-rosso-bianche della Bielorussia libera.

La principale eroina della protesta popolare rimane Maria Kolesnikova, una delle donne della campagna elettorale della “presidente in esilio” Svetlana Tikhanovskaja. La  Kolesnikova si trova da tre mesi in cella d’isolamento, dopo aver gettato il passaporto mentre gli agenti dei servizi segreti tentavano di “deportarla” in Ucraina. In attesa del processo, in cui potrebbe essere condannata per minacce alla sicurezza nazionale, Maria ha potuto rispondere, tramite l’avvocato, alle domande dei giornalisti del canale Dožd, raccontando le condizioni della sua detenzione, “tutto sommato normali per un carcere post-sovietico; siamo in tre in una cella per sei, quindi stiamo meglio di tanti altri detenuti, anche se qui tutti fumano e io sono l’unica non fumatrice”.

Secondo Kolesnikova, “la protesta non si fermerà; al massimo si trasformerà in varie altre iniziative. Le violenze non fanno che rafforzare gli umori nella società contro il potere, in modo profondo e irreversibile… si è rotta la relazione di fiducia non solo verso il presidente, ma verso tutto il sistema statale, e questo è molto più pericoloso delle manifestazioni di strada”. Parlando del gruppo al potere attorno a Lukašenko, la dissidente parla di un “gruppo ristretto di truffatori di strada, me ne sono convinta sempre più dopo aver parlato con loro. Ho visto la loro assoluta mancanza di professionalità, l’incapacità di assumersi delle vere responsabilità e rispondere alla sfida di veri oppositori”.

Senza mostrare alcun cedimento morale, Maria Kolesnikova si dice certa “che la fine della dittatura avverrà come sempre, può essere solo la sua rovina… noi non siamo una opposizione, siamo il popolo bielorusso, che ha scelto un’altra candidata come presidente. L’errore peggiore sarebbe dividere le persone, noi dobbiamo vivere insieme in questo paese, e per quanto sia difficile, dobbiamo rispondere al male con il bene”.

L’appello finale dalla cella di detenzione a tutti i bielorussi è “continuare l’opera della nostra vittoria comune, ognuno con le proprie possibilità, in prigione, in libertà, a Minsk, in provincia o all’estero… è una maratona, e vincerà chi avrà il sistema nervoso più saldo. Noi non possiamo perdere, perché in realtà abbiamo già vinto”.