Oltre 18 mila uighuri arrestati nel 2005:"minacciano la sicurezza"

Il dato ufficiale giunge pochi giorni dopo che Human Rights Watch aveva denunciato l'aumento delle persecuzioni nello Xinjiang. Esponenti uighuri denunciano il disinteresse degli altri Paesi, timorosi di compromettere il commercio.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Nel 2005 nello Xinjiang la Cina ha arrestato 18.227 uighuri per "minaccia alla sicurezza nazionale". Lo ha confermato in questi giorni un giornale governativo locale.

Da decenni gli uighuri chiedono l'autonomia della loro regione, a maggioranza islamica. Pechino considera gli attivisti quali terroristi e arresta chi parla con cronisti esteri per aver rivelato segreti di Stato .

"Gli uighuri - spiega Dilxat Raxit, membro del Congresso mondiale degli uighuri - sono atterriti. Possono essere arrestati anche per una frase sbagliata. Non abbiamo diritti, quasi non fossimo esseri umani. E' probabile che molti uiguri siano tenuti in carcere senza un'accusa formale".

Nel marzo 2005 Pechino, sotto la pressione internazionale, ha liberato e mandata in esilio l'attivista uighuri Rebiya Kadeer, detenuta da anni per "rilevazione di segreti di Stato", per avere inviato in occidente fotocopie di articoli di giornali. "Ma ora - accusa Raxit - la situazione nello Xinjiang peggiora e il mondo non fa adeguata pressione sulla Cina per paura di compromettere i rapporti economici".

Questa etnia, con lingua e tradizioni proprie, costituisce circa la metà dei 19 milioni di abitanti dello Xinjiang, regione ricca di petrolio, indipendente fino al 1955 (nell'ottobre 2005 è ricorso il 50° anniversario dell'annessione) conosciuta come Turkestan orientale. Il governo afferma che nella regione sono concentrate forze terroriste e separatiste e cita oltre 260 attentati terroristi qui avvenuti in 20 anni, con 160 morti e 440 feriti. "Nello Xinjiang - ha detto nei mesi scorsi Wang Lequan, capo del locale Partito comunista - separatisti, estremisti religiosi e terroristi sono dappertutto e sono molto attivi. In Cina, agire contro la sicurezza nazionale è il crimine più grave. Dobbiamo colpirli con forza".

Pechino favorisce anche l'immigrazione di cinesi di etnia Han: nel 1950 gli uiguri erano il 94% della popolazione, mentre ora sono meno della metà e godono assai poco delle ricchezze del sottosuolo, destinate ad altre regioni.

Il rapporto annuale di Human Rights Watch, pubblicato in questi giorni, accusa la Cina di praticare sistematici abusi contro le persone e i loro diritti, con una crescente persecuzione nello Xinjiang. Pechino ha contestato con forza il rapporto, definito pure chiacchiere prodotte per fini politici. Kong Quan, portavoce del ministro degli Esteri, ha commentato che non vale la pena di leggerlo.

"Se la Cina considera questo rapporto sbagliato - osserva Raxit - può consentire ai gruppi internazionali per la tutela dei diritti di venire nello Xinjiang e investigare senza limiti". (PB)