Hong Kong, Jimmy Lai liberato su cauzione

Ha dovuto pagare un milione di euro. Ordinati gli arresti domiciliari in attesa del processo. Vietati social network, interviste, dichiarazioni pubbliche e incontri con autorità di altri Paesi. La procura ricorre contro la sua liberazione. Il magnate pro-democrazia rischia l’ergastolo per collusione con forze straniere. All’udienza di scarcerazione presente anche il card. Joseph Zen.


Hong Kong (AsiaNews) – Il magnate pro-democrazia Jimmy Lai ha ottenuto oggi la libertà su cauzione. L’Alta corte ne ha ordinato il rilascio dietro il pagamento di 10 milioni di dollari di Hong Kong (circa un milione di euro). La condizione imposta dal giudice è che egli rimanga confinato nella propria abitazione, e si presenti tre volte a settimana al comando di polizia del suo quartiere.

Il 73enne proprietario del quotidiano Apple Daily – voce critica della leadership cittadina e di Pechino – dovrà anche consegnare i documenti di viaggio e non potrà usare i social media. Vietati inoltre interviste, dichiarazioni pubbliche e incontri con personalità politiche e diplomatiche straniere.

La misura di scarcerazione è stata impugnata dalla procura: la Corte di appello potrebbe ribaltare la decisione di primo grado e ordinare il ritorno di Lai in prigione. L’attivista democratico comparirà davanti ai giudici il 16 aprile per “collusione” con forze straniere, reato previsto dalla legge sulla sicurezza nazionale voluta dal governo cinese: egli rischia l’ergastolo.

Secondo quanto riportato, la procura ha formulato l’imputazione di collusione per le interviste che Lai ha concesso a pubblicazioni di altri Paesi. Nel mirino vi è anche la sua richiesta ai governi stranieri di sanzionare le autorità di Hong Kong per le loro azioni contro il movimento democratico.

Per amici e collaboratori, le autorità cittadine e quelle di Pechino vogliono ridurre Lai al silenzio. Egli è il quarto cittadino di Hong Kong a essere accusato in modo formale a causa del draconiano provvedimento, approvato lo scorso 30 giugno. Esso punisce i reati di secessione, sovversione, terrorismo e collaborazione con forze straniere. L’esecutivo cinese l’ha imposto per soffocare le proteste del movimento pro-democrazia. Più di 30 persone sono state arrestate in applicazione della legge.

Il tycoon è già in prigione dal 3 dicembre con l’accusa di frode. Egli avrebbe affittato in modo improprio alcuni uffici della Next Digital, la società editrice dell’Apple Daily. Il 19 dicembre Lai era stato spostato in un carcere di massima sicurezza, dove sono detenuti gangster e capi della malavita locale.

Il fronte democratico continua a sostenere il noto editore. All’udienza di oggi erano presenti in aula diversi esponenti di primo piano del movimento cittadino di protesta, tra cui il card. Joseph Zen, Albert Ho,  Leung Kwok-hung, Yeung Sum e Wu Chi-wai.