Profughi Rohingya ‘soddisfatti’ del trasferimento a Bhasan Char
di Sumon Corraya

Oltre 3mila appartenenti alla minoranza musulmana sono ospitati nel nuovo centro di accoglienza. Hamida Begum: “Qui siamo felici”. Dil Mohommad: un “luogo sano per noi”, al contrario di Cox’s Bazar. Critici media e ong internazionali, secondo cui l’isola è pericolosa e a rischio inondazioni. 


Noakhali (AsiaNews) - “Nel nuovo centro [di accoglienza] a Bhasan Char abbiamo tutte le necessità di base. Qui siamo felici. La nostra situazione è migliore che nel campo profughi di Cox’s Bazar”. A parlare è Hamida Begum, una donna Rohingya dal 30 dicembre scorso nella nuova area di accoglienza allestita da Dhaka. Una sistemazione accolta con soddisfazione anche da Dil Mohommad, che spera di trascorrere “qui il tempo in attesa del ritorno in Myanmar” da dove proviene la minoranza musulmana. “Questo è un luogo sano per noi - aggiunge - perché la sicurezza è maggiore ed è meno sovraffollato”. 

Dai profughi Rohingya trasferiti sull’isola arrivano commenti soddisfatti per una sistemazione definita in larga parte “migliore” rispetto a Cox’s Bazar. Alcuni lo giudicano persino “carino”, a dispetto delle recenti denunce di ong per i diritti umani e media internazionali, secondo i quali l’isola di Bhasan Char non saebbe un luogo sicuro a causa dei disastri naturali e del pericolo sempre attuale di inondazioni. 

Agli attacchi esterni risponde il ministro degli Esteri A. K. Abdul Momen, che annuncia a breve una visita organizzata sull’isola a giornalisti e diplomatici stranieri, perché possano verificare con i loro occhi la situazione dei Rohingya. Nell’area, spiega, vi sono tutte le necessità di base e le attrezzature più moderne compresa la rete 4G per la navigazione veloce in internet. Alcuni media, attacca, rilanciano fake news e questo “non è un bene per la sicurezza” degli ospiti del centro. 

Il capo della diplomazia di Dhaka assicura che quest’anno inizieranno le operazioni di rimpatrio in Myanmar dei Rohingya, in un contesto di massima sicurezza. Nel 1978 e nel 1982 si sono già verificate operazioni massicce di rimpatrio e la speranza è che questo sia l’anno giusto per il ritorno della gran parte dei profughi in modo pacifico: "Cina e Giappone ci aiuteranno in questo processo”. 

L’idea del centro a Bhasan Char è nata dopo aver appurato le condizioni durissime e oltre il limite di Cox’s Bazar, con un progetto di oltre 350 milioni di dollari, completato in cinque anni. I membri della Caritas sono in attesa del nulla osta delle autorità per poter operare al suo interno e portare aiuti agli ospiti, come già avviene a Cox’s Bazar. In un mese 3.446 profughi hanno trovato una nuova sistemazione sull’isola; la maggior parte di quesi si dice “soddisfatta” e afferma decisa di “non voler tornare indietro”.