Beirut, Covid-19: catastrofico aumento dei contagi, ospedali al collasso
di Fady Noun

Secondo gli esperti il Paese paga a caro prezzo le due settimane di “incoscienza” e “sconsideratezza” delle feste. Le strutture sanitarie sono al limite; occupato il 100% dei posti letto. Appelli agli ospedali privati perché accolgano pazienti Covid. Ma la questione dei conti correnti bloccati frena risorse e aiuti.


Beirut (AsiaNews) - Il Libano sta pagando a carissimo prezzo in questi giorni le due settimane di incoscienza - alcuni parlano di sconsideratezza - che hanno contraddistinto i comportamenti in occasione delle feste di fine anno. Occasione che porta, come da tradizione, le famiglie a riunirsi con il ritorno in patria di quanti sono emigrati all’estero per studio o per lavoro. Nei media non si fa che menzionare uno “scenario all’italiana” allorché, all’inizio della pandemia nella primavera del 2020, gli ospedali del Paese erano sovraffollati dai moltissimi casi che si andavano moltiplicando. 

In Libano la crescita esponenziale della curva dei contagi di persone colpite da Covid-19 e il tasso di mortalità che la accompagna sono lì a dimostrarlo: almeno 5mila nuovi casi al giorno (ma secondo gli esperti e i medici è un dato sottostimato) e una media di 15 decessi al giorno, in una nazione di soli cinque milioni di abitanti. A questo si unisce la previsione di un aggravamento del dato relativo alla mortalità, per il sempre più consistente numero di pazienti che muoiono nelle loro case, invece di recarsi nei pronto soccorso degli ospedali. 

“Ho trascorso l’intera giornata a ricevere appelli di persone alla ricerca di un letto di ospedale” ci ha confidato nei giorni scorsi il presidente del sindacato dei proprietari di ospedali privati Sleiman Haroun, interpellato sulla effettiva pressione ospedaliera in atto ed eventuali sovraffollamenti. Il tasso di occupazione dei letti riservati ai pazienti contagiati era ancora all’80% due mesi fa. “Oggi - assicura Haroun - ha toccato ed è ben oltre il 100%”. 

“Ormai - afferma - quello che confermano diversi direttori di ospedali è che i pazienti che hanno bisogno di essere ricoverati vengono rimbalzati da una struttura ad un’altra, o ammucchiati - e in questo caso la parola non è esagerata - nelle terapie intensive. In attesa di un letto che il più delle volte non si trova”. “Tuttavia, nonostante i decessi - prosegue - il turnover sui posti letto resta lento, anche perché la permanenza del paziente con Covid-19 è in genere lunga. Può richiedere con facilità almeno una settimana e andare oltre, sino a un mese”.

Il ministro libanese della Sanità Hamad Hassan cerca di contenere il ritmo impressionante di crescita della pandemia con i mezzi a disposizione, in attesa dell’arrivo delle prime dosi del vaccino Pfizer a febbraio. A tal proposito, egli conta sulla serrata del Paese fino a fine mese e una maggiore partecipazione degli ospedali privati per rispondere allo sforzo sanitario richiesto. Da qui l’appello lanciato dal ministro al senso civico e alla coscienza dei proprietari di ospedali privati, che egli esorta a “dimenticare i loro diritti e i loro conti correnti bancari bloccati”, unendosi in modo più generoso alla lotta contro la propagazione del virus. 

“Che lo Stato adempia ai propri dovei e noi lo faremo con i nostri” hanno ribattuto gli ospedali privati, che reclamano oltre un miliardo di dollari in somme arretrate dallo Stato. Il presidente del sindacato ha inoltre chiarito che la metà dei 120 ospedali privati ​​in Libano sono già stati attrezzati per far fronte alla pandemia, precisando al contempo che l’allestimento di un letto di terapia intensiva richiede investimenti dai 35 ai 50mila dollari. E che non tutti gli ospedali li possono impegnare per questo scopo, per non parlare degli investimenti in edifici e personale. 

Questa polemica ben rispecchia lo stato di disordine in cui la crisi economica ha gettato il Paese. Una realtà in cui le banche esercitano in modo peraltro illegale severi controlli sui capitale, ivi compreso il settore nevralgico degli ospedali.

Il presidente dell’Ordine dei medici, Sharaf Aboucharaf, che aveva avvertito del disastro prima delle vacanze, si è anche scagliato contro lo spudorato spreco del ministero del Tesoro, che ha lasciato lo Stato privo di risorse. Egli si è detto sorpreso dal fatto che lo Stato chieda maggiori sforzi - senza compensarli - agli ospedali privati, mentre alcune istituzioni governative (come quella di Zahlé, nel centro del Paese) siamo occupate solo al 10% delle loro possibilità (120 posti letto in totale). “Dove sono finiti - attacca indignato - i miliardi di lire ricevuti in aiuti” e perché “non stiamo attrezzando alcuni degli ospedali da campo inviati da vari Paesi, dopo la catastrofica esplosione al porto di Beirut lo scorso 4 agosto?”. Si segnala inoltre che alcune strutture private ​​devastate dall’esplosione, come l’ospedale delle Suore del Rosario, che ha ricevuto assistenza dalla Nunziatura, e l’ospedale Saint-Georges dei greco-ortodossi, non sono ancora pienamente operativi.

Di fronte alla vera e propria ecatombe di pazienti colpiti dal coronavirus, anche al ministro della Sanità Hamad Hassan non resta che contare sulla chiusura del Paese fino alla fine di febbraio. Una decisione in tal senso è stata presa, con coprifuoco, alternanza di traffico e limitazione del numero di viaggiatori autorizzati ad entrare in Libano. A ciò si potrebbero aggiungere ulteriori restrizioni fino a un lockdown generalizzato, con chiusura totale dell’aeroporto per una o due settimane.

Tuttavia, la speranza di arginare la pandemia non dovrebbe essere sopravvalutata. Il malcontento di alcuni settori economici e professioni, come quella dei ristoratori e albergatori, il negazionismo promosso da alcune categorie sociali poco informate e l’indisciplina vista nelle regioni povere del Paese, dove l’insicurezza alimentare viene prima del rischio contagio, mostrano che la partita non è vinta in anticipo.