Attivista: Facebook silenzia i diritti umani dei kazaki nello Xinjiang

Il blocco dell’account di un gruppo kazako per i diritti umani data dal 9 gennaio. In procinto di entrare nel mercato cinese, Facebook sembra censurare quanto non piace a Pechino. Oltre 30mila video di kazaki che denunciano la sparizione di un qualche loro familiare.


Alma Ati (AsiaNews/Agenzie) – Facebook sta rimuovendo i post di un gruppo kazako per i diritti umani, che denunciano la repressione di kazaki e uiguri nei campi di lavoro forzato nello Xinjiang (Cina).

Serikzhan Bilash è il fondatore del gruppo “Atajurt Kazakh Human Rights”, che da anni offre materiale, interviste, video, rassegne stampa legati alla situazione dei gruppi kazaki in Cina. Egli afferma che l’account del gruppo è stato bloccato da Facebook lo scorso 11 gennaio. In effetti, dalla homepage si nota che non vi sono nuovi post dopo il 9 gennaio. Di solito il gruppo posta uno o due notizie ogni giorno.

Bilash ha dichiarato che l’account del gruppo è stato bloccato dopo che essi hanno postato cinque video e alcuni articoli. Pur avendo chiesto spiegazioni all’amministrazione del gigantesco social, Bilash non ha ottenuto alcuna risposta. Secondo diversi osservatori, Facebook è in procinto di aprirsi al mercato cinese facendosi accettare dal governo di Pechino attraverso l’imposizione di censure sui campi di lavoro forzato nello Xinjiang. Sebbene anche l’Onu abbia denunciato la loro esistenza, Pechino sostiene che essi sono solo dei “campi di addestramento al lavoro” per qualificare professionalmente la popolazione dello Xinjiang.

In questi anni, il gruppo di Bilash ha prodotto molte testimonianze sui campi di concentramento nello Xinjiang, dove sono rinchiusi fino a un milione di uiguri e di altre minoranze musulmane. Il loro archivio è impressionante: oltre 30mila video di kazaki che denunciano la sparizione di un qualche loro familiare. Le testimonianze sono tradotte in inglese, tedesco, turco, francese, russo, cinese, arabo.