La condanna di Naval’nyj inaugura la campagna elettorale anti-Putin
di Vladimir Rozanskij

L’arresto del blogger, trasmesso da video amatoriali in tutto il mondo, lo rende ormai un simbolo della volontà popolare. I grotteschi commenti del ministro Lavrov. Ue. Usa e altri hanno chiesto la liberazione di Naval’nyj. I suoi sostenitori provengono da tutte le parti della Federazione.


Mosca (AsiaNews) - Il blogger Aleksej Naval’nyj, rientrato in patria cinque mesi dopo l’avvelenamento in Siberia, è stato condannato ieri a un mese di reclusione, per la revoca della condizionale relativa a un processo del 2014. L’udienza si è tenuta nell’ufficio della questura vicino all’aeroporto Šeremetevo, dove era stato arrestato la sera precedente appena sceso dall’aereo, in spregio a ogni procedura legale. Il tutto è avvenuto sotto un ritratto di Henrich Jagoda, il capo dell’NKVD (KGB) durante le purghe staliniane (foto 1). Dopo il dirottamento dell’aereo di Naval’nyj, le circostanze dell’arresto, della detenzione e della condanna sono state decisamente goffe. Per di più, sono state trasmesse in tutto il mondo grazie ai video dei sostenitori. Sotto l’occhio di tutti è apparso l’assoluto panico delle autorità nei confronti della personalità dell’oppositore, che ormai assume i caratteri di interprete della volontà popolare, e non solo di gruppi marginali.

Ancora più grotteschi sono apparsi i commenti del ministro degli esteri Sergej Lavrov (foto 3), di solito un politico molto controllato nelle espressioni. Egli ha tenuto una conferenza stampa scagliandosi contro “i politici occidentali, che si sono aggrappati al ritorno di Naval’nyj commentandola secondo i loro copioni… In questo modo essi pensano di distogliere l’attenzione dalla profondissima crisi in cui è caduto il modello liberale di sviluppo”. Il ministro si è rifiutato di spiegare questi concetti, nonostante le sollecitazioni dei giornalisti, lasciando intendere che sulla figura di Naval’nyj si gioca davvero una partita epocale sul concetto stesso di democrazia.

Molti leader occidentali - dai capi dell’Unione Europa al nuovo presidente americano Joe Biden - hanno chiesto di liberare Naval’nyj, suscitando un’altra clamorosa risposta di Lavrov, secondo il quale “la politica degli Usa cerca in ogni modo di evitare che la Russia e la Cina si uniscano al punto di diventare più forti dell’America”, accostando il destino del blogger arrestato ai più vasti scenari della geopolitica.

Le reazioni scomposte delle autorità russe al ritorno di Naval’nyj segnano di fatto l’apertura della campagna per le elezioni parlamentari che si terranno quest’anno, e l’arresto dell’oppositore è stato anche chiamato il “giorno dell’inaugurazione dell’anti-presidente”, a due giorni dall’inaugurazione tanto tormentata del presidente americano. A un anno dall’annuncio delle modifiche costituzionali putiniane (15 gennaio 2020), il regime al potere in Russia appare seriamente in discussione, e la nuova costituzione approvata il 1° luglio scorso non sembra sufficiente a garantire da sola la sua conservazione in aeternum.

Ad accogliere Naval’nyj si sono radunati a Mosca non solo gli attivisti locali, ma anche molti gruppi provenienti da tutto il Paese, e in particolare dalle regioni siberiane, tra cui i vincitori delle elezioni tenute poco dopo l’avvelenamento a Tomsk (Ksenja Fadeeva) e a Novosibirsk (Sergej Bojko), insieme ai rappresentanti di quasi tutte le località della Russia asiatica, approfittando anche delle tariffe aeree ribassate per la pandemia. All’aeroporto di Vnukovo, dove originariamente era previsto l’atterraggio da Berlino, si erano radunate oltre 2mila persone, molte delle quali sono riuscite a raggiungere Šeremetevo prima che venisse chiusa l’autostrada d’accesso all’aeroporto. Bojko (foto 4) ha commentato dicendo che “ora dovremo tenerci pronti a ogni tipo di repressione, fino alla privazione della libertà”. In molte città della Siberia e dell’Estremo Oriente i sostenitori di Naval’nyj hanno organizzato picchetti individuali per la liberazione del loro leader.