Il messaggio d'amore di Suor Nirmala al Nepal
di Prakash Dubey

Il nostro corrispondente racconta il viaggio della superiora generale delle Missionarie della carità nel suo Paese d'origine, tormentato dalla rivolta maoista. A governo, ribelli e popolazioni: tutte le religioni si uniscano, l'amore è l'"unica soluzione" per raggiungere la pace. Calorosa accoglienza anche da  indù e cristiani di altre denominazioni.


Kathmandu (AsiaNews) – Non solo cattolici, ma anche cristiani di altre denominazioni e indù hanno accompagnato con calore il viaggio in Nepal di suor Nirmala Joshi, l'erede di Madre Teresa, che ha lasciato tra la popolazione una "flebile" speranza di pace. In ogni tappa della sua visita la religiosa, superiora generale delle Missionarie della Carità (MC), ha chiesto non solo al re Gyanendra e ai ribelli maoisti, ma anche alla gente locale di deporre interessi personali e "promuovere l'amore" come soluzione al conflitto in atto.

Suor Nirmala è arrivata in Nepal lo scorso 13 gennaio per una visita di due settimane. Si è recata a Kathmandu, in un'atmosfera molto tesa per le ultime violenze, e nella turistica città di Pokhara, dove sono attive le sue missionarie.

Il coprifuoco diurno voluto dal re nella capitale, non ha permesso alla religiosa di atterrare direttamente a Kathmandu. Arrivata in una cittadina al confine indo-nepalese, suor Nirmala ha dovuto poi viaggiare in auto per oltre 480 km. Ma - come riferisce un suora locale delle MC - è stata un'occasione per vedere con i suoi occhi il Paese e come vive la popolazione, stretta della morsa delle violenze. "Ora - continua la missionaria, che ha chiesto l'anonimato - (suor Nirmala) pregherà di più per il Nepal e molto presto la pace sorgerà".

Tra le prime tappe del viaggio della superiora è stata la casa di suoi parenti a Dhulbari, nell'est. Qui l'attendeva una folla di bambini, ai quali ha regalato medaglie e immagini di Madre Teresa.

Suor Nirmala, 72 anni, proviene da una famiglia indù originaria del villaggio nepalese di Putalibazar, ovest di Kathmandu. Questo è il suo primo viaggio in Nepal dal 1997, quando è diventata superiora generale delle MC.

La religiosa si è mostrata preoccupata per la situazione politica nel Paese: il suo distretto d'origine, Shyangja, è tra i più colpiti dalla guerriglia maoista. "Ovunque è andata – riferisce Ram Ekbal Choudhary, giornalista locale indù – ha sempre sottolineato il bisogno imperativo di pace e amore".

Parlando con dei giornalisti nella "Shanti Dhawan" (Casa della pace, per anziani e disabili, gestita dalle MC) suor Nirmala ha invitato a lasciare da parte gli egoismi: "La pace tornerà se promuoverete l'amore". "L'amore - ha aggiunto - è l'unica soluzione ai problemi presenti, non le armi; chi è contro l'amore è contro la pace stessa".  Riportare la pace e promuovere la cultura dell'amore, però, non è compito solo del re e dei ribelli: "Tutte le religioni devono unirsi e costruire ponti d'amore nel Paese".

Suor Elizabeth Kawaoko, una suora giapponese che lavora con i bambini di vedove e divorziati a Pokhara, racconta che qui suor Nirmala è stata accolta con grande calore. Non c'erano solo i 200 cattolici locali – riferisce la religiosa – ma anche centinaia di indù e cristiani di altre denominazioni, accorsi anche solo per "dare uno sguardo" alla superiora generale.

Il pastore Solomon Shrestha, della Chiesa pentecostale a Pokhara, ha spigato che "nonostante le differenze sul piano teologico, le nostre Chiese condividono i valori di amore, speranza e fede in Gesù, completamente incarnati dalle MC. Per questo siamo accorsi qui".

Il Nepal è un Paese a maggioranza indù. Su 25 milioni di abitanti i cattolici sono circa 7 mila. Dal 1996 la rivolta maoista ha causato circa 13 mila morti. I ribelli lottano per abbattere la monarchia indù e istituire una "repubblica popolare".