Nuove forme di protesta: il 14 febbraio ‘giorno di sant’Aleksej’ (Naval’nyj)
di Vladimir Rozanskij

Organizzate flashmob nei cortili delle principali città del Paese, uscendo di casa per 15 minuti alle 8 di sera, accendendo le lampade dei cellulari o delle lanterne. Lo slogan è: “l’amore è più forte della paura”. Lettera aperta di 180 intellettuali, attori, registi, scrittori e personalità pubbliche: Basta con “la persecuzione politica”. Posti di blocco della polizia attorno al centro di detenzione di Sakharov, dove sono rinchiusi molti dei manifestanti.


Mosca (AsiaNews) - Il 14 febbraio i sostenitori di Aleksej Naval’nyj inaugureranno una nuova modalità di protesta, seguendo l’esempio bielorusso. Invece dei cortei in strada, si invita ad organizzare flashmob nei cortili delle principali città del Paese, uscendo di casa per 15 minuti alle 8 di sera, accendendo le lampade dei cellulari o delle lanterne. Le luci verranno fotografate dall’alto e diffuse tramite Instagram. L’iniziativa è stata illustrata da Leonid Volkov (foto 2), responsabile dei gruppi regionali del movimento di Naval’nyj, attraverso il suo canale Telegram.  Volkov ha assunto di fatto la guida delle proteste di questi giorni. La manifestazione sarà un “atto d’amore” nei confronti del leader imprigionato, una specie di “giorno di sant’Aleksej” invece del tradizionale san Valentino, e avrà come slogan “l’amore è più forte della paura”.

È superata perciò l’idea di mettere in pausa le proteste fino a primavera: ci saranno invece diverse iniziative, ma utilizzando diversi formati, da stabilire volta per volta. Di fatto si segue il “modello leniniano” più volte evocato in questi giorni.  Ai tempi della rivoluzione il leader organizzava le “azioni popolari” cercando continuamente di sorprendere le autorità, cambiando le tattiche e perfino gli slogan a seconda delle circostanze. Anche le tante rivoluzioni “dei fiori” o “di velluto” degli ultimi anni forniscono diverse ispirazioni, fino a quella che viene chiamata la “carnevalizzazione della protesta”. Un’altra definizione è quella della “rivoluzione omeopatica”, a piccole dosi, non nocive per la salute.

Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, ha spiegato che le forze dell’ordine “non si metteranno a giocare al gatto col topo, ma se qualcuno infrange la legge ne dovrà rispondere”. Non a caso lo stesso Volkov è attualmente indagato per “coinvolgimento di minorenni a manifestazioni illegali”. Il Comitato Investigativo Federale (Cif, una specie di Fbi russo) ha chiesto ai giudici di autorizzare il suo arresto. Volkov ha risposto con un’alzata di spalle, affermando che “si tratta di un caso montato per far propaganda al Cif ”. Secondo il coordinatore dei gruppi di Naval’nyj, “se scompare la paura, scomparirà anche Putin”.

Intanto 180 intellettuali, attori, registi, scrittori e personalità pubbliche hanno sottoscritto una lettera aperta ai cittadini di Russia e alle autorità, dal titolo “Non vogliamo vivere in una caserma”. In essa si chiede di interrompere “la pratica della persecuzione politica, dell’arbitrio poliziesco e giudiziario e delle violenze disumane contro pacifici cittadini da parte delle forze dell’ordine”. Si domanda alle autorità di garantire ai cittadini il diritto ai raduni pacifici, e di liberare tutti gli arrestati alle manifestazioni delle ultime settimane. Uno dei più noti firmatari, l’attore Anatolij Belyj, ha dichiarato che “il mio cuore sanguina a fiotti nel vedere ciò che succede, profanando tutte le nostre leggi… Io amo il mio Paese, amo questa terra, questa cultura di cui sono un servitore, come tutti coloro che si dedicano ad essa in teatro”.

Attorno al centro di detenzione di Sakharov, dove sono rinchiusi molti dei manifestanti, la polizia ha organizzato posti di blocco e cordoni di sorveglianza, nel timore che si creino raduni di protesta e “disordini di massa”. La giornalista Elizaveta Nesterova, attraverso i social, informa che sono state scacciate tutte le auto dei volontari, che attendono la liberazione degli arrestati per riportarli a casa. Alcuni degli arrestati, liberati dopo qualche giorno, hanno dichiarato: “Le autorità hanno fatto un grande errore a rinchiuderci tutti insieme, perché così abbiano potuto scambiarci le esperienze e programmare le nuove azioni”.

Secondo le strategie di Naval’nyj degli ultimi anni, la preparazione alle elezioni di settembre prevede l’individuazione in ogni collegio di candidati “non putiniani”, a qualunque partito essi appartengano: non solo liberali e moderati, ma anche comunisti e perfino stalinisti, che ultimamente sembrano essere numerosi. L’importante è che gli eletti siano onesti e credibili, e possano dunque entrare alla Duma non con i voti putiniani, ma con quelli del popolo.

La gestione di questo quadro politico non si annuncia semplice: lo stesso Partito comunista russo sta diffondendo appelli per scendere in piazza il 23 febbraio, festa dei “Difensori della Patria” che ricorda il primo reclutamento di massa dell’Armata Rossa nel 1918. I cortei dei comunisti intendono così differenziarsi dalle azioni pubbliche dei gruppi di Naval’nyj.