Hong Kong, medici pubblici contro l’obbligo di giuramento

Entro fine mese 180mila funzionari cittadini devo giurare, pena il licenziamento. Le defezioni mettono a rischio la campagna contro il coronavirus. Continua la stretta anti-democratica: proposti limiti al diritto d’espatrio.


Hong Kong (AsiaNews) – Da inizio anno molti medici, infermieri, dentisti e ricercatori sanitari del servizio pubblico si sono dimessi per non voler prestare giuramento di fedeltà alle autorità cittadine e alla Basic Law, la mini-Costituzione locale. L’obbligo è stato imposto dall’esecutivo cittadino dopo il varo in giugno della legge sulla sicurezza. In base a un provvedimento approvato in gennaio, tutti i 180mila funzionari pubblici devono giurare entro la fine del mese: in caso di rifiuto non accompagnato da “giustificati motivi” scatta il licenziamento automatico.

Secondo dati del dipartimento per la Salute, negli ultimi tre mesi 80 membri del personale sanitario cittadino hanno rassegnato le dimissioni: in tutto il 2020 sono stati 58. Joyce Lee, presidente dell’Associazione dei medici statali, ha lanciato l’allarme sulle recenti defezioni. Intervistata da Apple Daily, ella ha sottolineato che di questo passo il sistema sanitario pubblico non avrà abbastanza personale per affrontare la pandemia da Covid-19, soprattutto riguardo alle vaccinazioni. Le autorità sanitarie sono corse ai ripari sospendendo i servizi che non si occupano delle emergenze; per coprire i vuoti di organico esse hanno richiamato anche professionisti in pensione.

Per il fronte democratico, l’obbligo di giuramento è uno strumento per allineare il pubblico impiego alle posizioni del governo cinese, che ha imposto la legge sulla sicurezza per soffocare il dissenso. Decine di impiegati pubblici hanno partecipato alle manifestazioni anti-governative del 2019 e inizio 2020.

Secondo resoconti di stampa, molti tra i funzionari che si rifiutano di giurare pensano di trasferirsi all’estero. Diversi esponenti democratici hanno abbandonato la città dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza. Per bloccare questo trend, i parlamentari filo-Pechino hanno proposto l’adozione di una legge che limiti il diritto d’espatrio. La proposta conferisce al direttore per l’Immigrazione il potere di vietare a un residente di lasciare l’ex colonia britannica. Ieri l’Associazione degli avvocati ha criticato l’iniziativa come “intrusiva”, evidenziando che una decisione del genere può essere presa solo da un tribunale e non da un funzionario governativo.