Mosca, centinaia di arresti: sostenevano attivista tagiko per i diritti umani
di Vladimir Rozanskij

Izzak Amon, impegnato dagli anni ’90 per i migranti tagiki, è scomparso da settimane. È stato espulso dalla Russia e deportato in Tagikistan. Un video destinato a Putin. E’ accusato di corruzione, ma i suoi guai sono cominciati da quando si è buttato in politica. Per i tagiki egli è paragonabile ad Aleksej Naval’nyj, o alla bielorussa Svetlana Tikhanovskaja.


Mosca (AsiaNews) – Almeno 120 manifestanti su 400 sono stati arrestati lo scorso 2 aprile (foto 2). Secondo la OVD-Info, essi si erano radunati presso l’ambasciata del Tagikistan a Mosca per esprimere il proprio sostegno all’attivista per i diritti umani Izzak Amon (foto 1). Questi è stato deportato a fine marzo in Tagikistan, dove è stato rinchiuso in cella d’isolamento con l’accusa di truffa.

Tra i lavoratori migranti tagiki in Russia, Izzak Amon è ben noto come direttore del centro di Mosca Todžikon, per la difesa dei diritti dei suoi connazionali. Aiuta le persone a ottenere documenti, lavoro, una casa. Nel 2019 Amon ha deciso di lanciarsi in politica, annunciando la creazione in Russia di un partito dei lavoratori migranti chiamato Cambiamenti, Riforme e Sviluppo. Nel 2020 la popolarità di Amon è aumentata in modo considerevole, con una vasta raccolta di fondi per l’aiuto dei migranti durante la pandemia.

Il 25 marzo scorso Amon era scomparso, ma era riuscito a telefonare a un collaboratore per informarlo del suo arresto. I familiari e gli amici lo hanno cercato per giorni, sapendo che da giorni Izzak veniva pedinato. Egli aveva perfino registrato un video con un appello al presidente Putin, chiedendo ai suoi di pubblicarlo dopo una sua eventuale scomparsa.

Nel video l’attivista racconta di come nel 1996 abbia ricevuto la cittadinanza russa, abbia frequentato gli studi presso l’accademia diplomatica del ministero degli esteri di Mosca, e presso l’accademia della pubblica amministrazione. Quindi Amon spiega come ha cominciato a criticare il governo tagico e l’ambasciata del Tagikistan a Mosca, che a suo dire vendeva ai migranti tagichi dei documenti falsi. Proprio questa critica avrebbe attirato le attenzioni dei servizi segreti, che da allora hanno cominciato a tenerlo sotto controllo. Il video è dello scorso 23 marzo, e in esso si afferma che il suo passaporto russo era stato annullato su richiesta dei servizi di sicurezza del Tagikistan. L’appello si conclude con le parole “caro Vladimir Vladimirovič [Putin], se guardate questo video significa che io non sono più sul territorio della Federazione Russa… le autorità tagiche insieme ai servizi russi mi hanno messo in galera, solo perché critico le azioni dei potenti”. Il video è stato visto su YouTube da oltre mezzo milione di persone.

I parenti sono riusciti a sapere per caso il luogo di detenzione di Amon, visitando il sito del tribunale Tverskoj di Mosca, dove si parlava della sua espulsione dalla Russia con la motivazione “per attività lavorativa illegale di un cittadino straniero sul territorio della Federazione Russa”. In più, il 27 marzo sul sito del ministero degli interni del Tagikistan si informava di una non meglio precisata accusa di truffa, che avrebbe causato la deportazione. Si aggiunge solo che Amon, chiamato col suo nome tagico originale di Kholov Izatullo Amonovič, avrebbe “accumulato enormi somme dai migranti lavorativi tagiki in Russia, con la scusa della difesa dei loro diritti”.

Due fratelli di Izzak, Izatullo e Said, vivono in Russia e partecipano alle sue attività. Essi hanno raccontato ai giornalisti come nel 2020 Amon avesse davvero raccolto somme ingenti, per distribuirle ai suoi compatrioti su tutto il territorio russo: “Nessun tagiko in Russia parlerebbe male di Izzak; egli non ha mai trattenuto un soldo per sé; è un uomo istruito e religioso, un uomo di legge e un vero democratico, che ha sempre aiutato chiunque avesse bisogno”. Agli occhi dei moltissimi migranti tagiki, a cui spesso vengono affidati in Russia i lavori più umili, Amon era un modello di riscatto, un “migrante che ce l’ha fatta”, superando le infinite complicazioni della burocrazia russa, ottenendo una vera istruzione e aprendo un’opera importante per sé e per gli altri.

La fama del difensore dei diritti non si limita ai migranti in Russia, ma si diffonde anche in patria, dove i suoi sostenitori cominciano già a paragonarlo a Svetlana Tikhanovskaja in Bielorussia, o a Aleksej Naval’nyj nella stessa Russia. I fratelli di Amon ammoniscono però i sostenitori a evitare gli eccessi di entusiasmo, per non provocare reazioni ancora più diffuse da parte delle autorità russe e tagike, e a seguire con prudenza il suo esempio nella dedizione e nella solidarietà reciproca.