Hong Kong, democratici condannati: è guerra di parole tra Pechino e l’Occidente

Per Usa e Unione europea sono “guerrieri democratici” e devono essere rilasciati; Pechino li considera dei “criminali”. Media cinesi: condanne nel rispetto dello Stato di diritto e delle aspettative popolari. Washington: “Sentenze inaccettabili”. L’Ungheria blocca le sanzioni europee contro la Cina.


Hong Kong (AsiaNews) – Le autorità cinesi si scagliano contro politici e istituzioni occidentali che chiedono il rilascio del magnate dell’editoria Jimmy Lai e di altri esponenti del fronte democratico. L’attacco è stato lanciato ieri da un portavoce del commissario cittadino del ministero cinese degli Esteri. Secondo Pechino, ci sono forze che “interferiscono” negli affari interni del Paese, spesso glorificando “criminali” come “guerrieri democratici” e ostacolando la gestione della giustizia in base alle leggi locali.

La dura presa di posizione della Cina arriva dopo che alcuni governi occidentali hanno criticato la recente condanna al carcere inflitta a  Lai, all’ex parlamentare Lee Cheuk-yan e ad altre otto personalità democratiche. Sono tutti accusati di aver organizzato e preso parte a imponenti manifestazioni anti-governative nell’agosto del 2019. Le pene nei loro confronti variano da un minimo di otto a un massimo di 18 mesi di detenzione. Lai è già in prigione, in attesa di processo per aver minacciato la sicurezza nazionale.

Secondo il governativo Quotidiano del popolo, la condanna degli attivisti pro-democrazia è una necessaria applicazione dello Stato di diritto. Essa risponde alle comuni aspettative della popolazione per mettere fine al caos nell’ex colonia britannica.

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha dichiarato che le sentenze sono “inaccettabili e incompatibili con la natura pacifica delle manifestazioni”. Per il capo della diplomazia di Washington, le persone detenute hanno il diritto di esercitare i loro “diritti fondamentali”.

Il 16 aprile un portavoce dell’Unione europea ha definito le condanne “un ulteriore segno della continua contrazione dello spazio democratico e dell’erosione delle libertà fondamentali di Hong Kong”. Il funzionario Ue ha aggiunto che gli ultimi sviluppi nella città avranno un impatto  sui rapporti con la Cina. Resoconti della Reuters e del South China Morning Post sostengono però che l’Ungheria ha bloccato una dichiarazione comune di critica e una serie di sanzioni, fra cui la sospensione dei trattati di estradizione con la Cina.

Le autorità europee avrebbero dovuto annunciare oggi le misure punitive nei confronti di Pechino, al termine di una riunione informale dei ministri degli Esteri degli Stati membri. L’Unione ha presentato invece la sua strategia per l’Indo-Pacifico. Secondo il piano, la Ue deve rafforzare “focus, presenza e azioni” nella regione sulla base della promozione della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e del diritto internazionale. I diplomatici europei hanno precisato che la strategia non è “anti-cinese”.