Il Legco approva la riforma elettorale ‘patriottica’ voluta da Pechino

Il Parlamento cittadino ha dato il via libera con 40 voti a favore e due contrari; assente l’opposizione democratica. La maggior parte dei deputati saranno scelti dal Comitato elettorale pro-establishment. La polizia eserciterà un controllo preventivo sugli aspiranti candidati. No delle Forze dell’ordine alle veglia del 4 giugno per Tiananmen.


Hong Kong (AsiaNews) – Il Parlamento cittadino (Legco) ha approvato oggi in via definitiva  la riforma elettorale voluta da Pechino. Con 40 voti a favore e due contrari, i parlamentari presenti hanno dato il via libera alla proposta formulata l'11 marzo dalla sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo, modificando parti della Basic Law (la mini-Costituzione cittadina). Al voto non ha partecipato l’opposizione democratica, che a novembre si è dimessa in massa dopo l’estromissione di quattro deputati anti-establishment.

L’obiettivo del governo centrale cinese e delle autorità di Hong Kong è di favorire l’elezione di candidati “patriottici”. Secondo la maggior parte degli osservatori indipendenti, il termine è un eufemismo per indicare gli aspiranti parlamentari che non appartengono al campo democratico e sono dichiarati sostenitori di Pechino.

La riforma prevede un allargamento del Legco da 70 a 90 membri; essa stabilisce però la riduzione da 35 a 20 dei deputati eletti a suffragio popolare diretto, di solito appannaggio delle formazioni pro-democrazia. Altri 30 parlamentari saranno scelti in via indiretta tra i rappresentanti del settore industriale, di quello sindacale e delle professioni, dominati da esponenti legati alle autorità centrali.

Il Comitato elettorale pro-Pechino che elegge il capo dell’esecutivo cittadino nominerà i rimanenti 40 legislatori. Con l’aggiunta di 300 delegati appartenenti alla Conferenza politica consultiva del popolo cinese e a gruppi che “amano Hong Kong e la Cina”, l’organismo passerà da 1.200 a 1.500 membri. Oltre a scegliere la maggioranza dei parlamentari, il Comitato avrà l’ultima parola sulla “legittimità” delle candidature.

Per poter partecipare alle elezioni, gli aspiranti deputati devono dimostrare di essere fedeli alle autorità, alla Basic Law e di rispettare la legge sulla sicurezza nazionale. Il candidato deve prima superare il vaglio della polizia e del Comitato per la salvaguardia della sicurezza nazionale (presieduto dal capo dell’esecutivo); una commissione ancora da istituire dovrà poi decidere se passare la candidatura al controllo del Comitato elettorale, che avrà l’ultima parola. La riforma non contempla alcun ricorso giudiziario per contestare l’’esclusione dalla campagna elettorale.

Con la riforma diventa reato “incoraggiare” altri a boicottare l’elezione o a votare scheda bianca: chi viola tale prescrizione rischia fino a tre anni di carcere. La prossima tornata elettorale è programmata per il 19 dicembre.

Il campo pro-Pechino esulta per l’adozione della revisione elettorale, che in sostanza elimina l’ostruzionismo parlamentare da parte dei democratici. Il voto odierno del Legco arriva insieme a un’altra brutta notizia per il movimento anti-governativo: la polizia ha annunciato in modo ufficiale che il 4 giugno è vietato lo svolgimento della tradizionale veglia in ricordo del massacro di Tiananmen. Lo ha comunicato la Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements of China, il gruppo che ogni anno organizza l’evento. Come nel 2020, le autorità hanno motivato il divieto con la necessità di rispettare le regole sanitarie contro il Covid-19.