Xinjiang, il governo vieta l'ingresso in moschea ai membri del Partito, alle donne ed ai minorenni

Un cartello affisso sui muri delle moschee di tutta la regione vieta inoltre l'ingresso ai membri della Lega giovanile, ai rappresentanti ufficiali, agli impiegati statali, in servizio o in pensione.


Urumqi (AsiaNews/Rfa) – Le autorità cinesi hanno bandito dalle moschee del Xinjiang "tutti i rappresentanti governativi ed i pubblici ufficiali (in sevizio o in pensione), i membri del Partito comunista, i membri della Lega giovanile, i minori di 18 anni e le donne". L'annuncio con il bando – scritto in arabo turkmeno, ufficialmente lingua "non gradita" dalle autorità - è stato affisso inizialmente sui muri delle moschee della parte meridionale della regione, la più povera.

Il provvedimento si inserisce in un'ampia campagna che il Partito comunista porta avanti in tutto il Paese contro la crescente rinascita religiosa, in atto soprattutto fra i suoi membri. Secondo un articolo del Zhengming – "Dibattiti", rivista di analisi sociale molto accreditata con base ad Hong Kong  –, pubblicato nello scorso novembre, oltre un terzo dei membri del Partito (quasi 20 milioni di persone) partecipa con regolarità, anche se in segreto, ad attività religiose.

Un imam della moschea centrale Heitkar, a Kashgar, dopo un'iniziale smentita dice che il bando "è in atto in tutta la regione, ovunque con le stesse regole", ma chiede l'anonimato.

Molti fedeli musulmani confermano l'imposizione e spiegano che "non è ammesso l'ingresso in moschea neanche per l'Eid el-Fitr [la più grande festa islamica, che segna la fine del mese di digiuno di Ramadan ndr] o per l'Eid-al-Atha [la "festa del sacrificio", che ricorda la storia di Abramo ed Isacco ndr]".

Un contadino aggiunge che gli agenti di polizia "sono di guardia nei pressi di tutte le moschee e controllano chi entra e chi esce". Chi infrange il bando rischia la prigione ed una multa fino a 5 mila yuan (circa 500 euro). La stessa fonte cita un maestro di scuola, in servizio per oltre 20 anni, arrestato e licenziato per essere entrato nel luogo di culto durante una delle cinque preghiere giornaliere, un obbligo per ogni musulmano.

"Se un imam non fa rispettare le nuove norme – conclude – sparisce nel nulla: le autorità ne nominano un altro".

Il Xinjiang ha lo statuto di Regione autonoma dal 1995 ed i suoi 19 milioni di abitanti sono in prevalenza uyghuri [membri di un'etnia con lingua e tradizioni proprie ndr] di fede a maggioranza musulmana. La zona, molto ricca di petrolio, era indipendente e fino al 1955  conosciuta con il nome di Turkestan Orientale.