Yangon: i militari adesso vogliono vaccinare i rohingya contro il Covid

"Anche loro sono la nostra gente", ha detto il portavoce del Tatmadaw riferendosi alla minoranza musulmana vittima in anni passati delle violenze dello stesso esercito. Il capo della giunta militare Min Aung Hlaing ha promulgato una legge contro i crimini di genocidio. I combattenti anti-golpe temono verrà utilizzata nei loro confronti.


Yangon (AsiaNew/Agenzie) - Anche i rohingya riceveranno i vaccini contro il Covid-19. Lo ha annunciato oggi un portavoce della giunta militare del Myanmar, Zaw Min Tun, aggiungendo che nessuno sarà lasciato indietro nella campagna vaccinale.

Zaw Min Tun ha poi affermato che si stanno facendo ampi progressi nella riduzione dei contagi. Il Paese ieri ha riportato 2.635 nuovi casi e 113 decessi, ma da tempo i medici birmani sostengono che i numeri sulla diffusione del coronavirus riportati dal Tatmadaw (l’esercito birmano che ha preso il potere con un colpo di Stato il primo febbraio) siano inferiori rispetto a quelli reali. Secondo le testimonianze di alcuni volontari, i forni crematori non smettono mai di funzionare. Finora solo il 3% della popolazione birmana ha completato il ciclo vaccinale.

"Anche loro sono la nostra gente”, ha detto Zaw Min Tun durante la conferenza stampa, utilizzando il termine “bengalesi” per riferirsi ai rohingya musulmani. La maggioranza buddhista considera i rohingya immigrati illegali dal Bangladesh: centinaia di migliaia di essi sono ancora apolidi. 

Nel 2017 almeno 700mila Rohingya erano fuggiti verso il vicino Bangladesh a causa delle violenze perpetrate dall’esercito comandato dal Min Aung Hlaing, attuale capo della giunta militare che ora guida il Paese, e che ieri ha promulgato una legge contro i crimini di genocidio. I combattenti della resistenza anti-golpe temono che il provvedimento sarà utilizzato contro di loro. La legge punisce le uccisioni e gli altri reati commessi “con l'intento di eliminare, in tutto o in parte” un gruppo etnico, razziale o religioso.

Nel 2017 le Nazioni unite avevano evidenziato che le operazioni condotte dall’esercito erano tese al genocidio dei rohingya e la Corte penale internazionale aveva aperto un processo giudiziario contro il Myanmar, al quale a gennaio 2020 (quando al governo sedeva ancora la leader della Lega nazionale per la democrazia Aung San Suu Kyi) era stato ingiunto di prendere provvedimenti contro le violenze verso la minoranza musulmana.

Secondo l’avvocato Kyi Myint, quello del regime è un sotterfugio per “raggirare” la comunità internazionale, mentre il ministro della Giustizia del governo ombra Thein Oo sospetta che il provvedimento verrà utilizzato per colpire i gruppi di resistenza armata accusandoli di compiere atti tesi al genocidio.