In Cina aumentano i disoccupati

Nonostante la rapida crescita economica, cresce il numero di chi non ha lavoro. Sempre più contadini cercano fortuna nelle grandi città, ma ciò crea disoccupazione e salari bassi.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – In Cina nel 2005 aumenterà la differenza tra domanda e offerta di lavoro, lasciando altri 14 milioni di persone senza lavoro. Lo prevede un rapporto del 13 febbraio della Commissione per lo sviluppo e la riforma nazionale.

Nelle città – dice la Commissione – occorrono 25 milioni di nuovi posti di lavoro, per assorbire la richiesta di diplomati, iscritti alle liste di disoccupazione, persone licenziate dalle imprese statali e i numerosi migranti dalle campagne (che entro l'anno costituiranno il 60% dell'intera forza lavoro). Ma il mercato, anche se continua l'attuale rapida crescita, potrà creare non più di 11 milioni di nuovi posti. Inoltre le previste riforme porteranno al licenziamento di altri 6,6 milioni di dipendenti statali nei prossimi 3 anni.

Alla fine del 2005 la disoccupazione nelle città è rimasta stabile al 4,2%, con 8,39 milioni di persone iscritte tra i disoccupati.

Questa situazione – dice Sun Qunyi, direttore del Centro per la ricerca su lavoro e salari del ministero per il Lavoro e la sicurezza sociale – durerà ancora a lungo. Il fenomeno è iniziato alla metà degli anni '90, con l'introduzione dell'economia di mercato e il progressivo licenziamento di molti dipendenti statali. Ma ora la disoccupazione è causata, anche, dalla "crescita dell'esodo di lavoratori dalle campagne verso le città".

"La gente – dice - tende ad andare in città come Pechino, Shanghai e Shenzhen in cerca di fortuna, e così rende il mercato del lavoro sempre più competitivo in queste zone". In Cina le campagne non beneficiano del boom economico e rimangono in sostanziale povertà, rispetto alla città. Ma le condizioni dei lavoratori migranti nelle grandi città cinesi sono tra le peggiori del mondo: vivono per l'intero anno lontani dalla famiglia, dormono spesso sul posto di lavoro, lavorano anche per l'intera settimana e talvolta i datori di lavoro nemmeno li pagano.