Cristiani dello Sri Lanka criticano l'ipocrisia di Mahinda Rajapaksa
di Melanie Manel Perera

Al G20 Interfaith Forum di Bologna il premier srilankese ha descritto una realtà inesistente nel Paese. Nessun accenno agli attentati di Pasqua del 2019 e nessuna condanna del suprematismo buddista, ritenuto il principale responsabile del clima di intolleranza religiosa nello Sri Lanka. Ieri sera alcuni dimostranti chiedevano giustizia fuori della residenza del primo ministro.


Colombo (AsiaNews) - Il primo ministro Mahinda Rajapaksa ha parlato ieri al Forum interreligioso del G20 di Bologna, intitolato “Time to Heal: Peace among Cultures, Understanding between Religions”. Nominato nel 2019 dal fratello Gotabaya, attuale presidente dello Sri Lanka, il premier è stato criticato dai leader cristiani per non aver evidenziato i reali problemi di convivenza religiosa nel Paese.

Pur sottolineando che l'ideologia estremista rappresenta una delle sfide globali più gravi, Rajapaksa non ha menzionato gli attacchi di Pasqua del 2019 contro tre chiese cristiane, e non ha condannato i movimenti suprematisti buddisti, che secondo una Commissione nazionale d'inchiesta istituita due anni fa dopo gli attentati sono i responsabili dell'intolleranza religiosa nel Paese. Contro l’estremismo Rajapaksa ha solo accennato a una possibile soluzione nell’istruzione: “È dovere dei politici e degli educatori, attraverso i piani di studio, sottolineare ciò che tutte le religioni hanno in comune, le aree di consenso piuttosto che i punti che riflettono le differenze”.

“Dichiarare una cosa e fare altro è un’ipocrisia”, ha dichiarato ad AsiaNews Herman Kumara, responsabile del National Fisheries Solidarity Movement di Negombo. “Mentre si parla di diversità etnica e religiosa alla conferenza, ciò che il nostro premier fa in patria è l'opposto”. L’attivista denuncia che la popolazione ha sperimentato la promozione del suprematismo buddista con i governi precedenti e con questo regime nulla è cambiato. "Ora i discorsi violenti - continua Kumara - sono rivolti ai cristiani e al card. Malcolm Ranjith. Se si vuole davvero la pace bisognerebbe fare qualcosa contro i discorsi d’odio dei monaci buddisti”.

Alle critiche si è unito anche p. Rohan Silva, direttore del Centro per la società e la religione: “Il nostro primo ministro ha parlato bene della necessità di rifiutare l'estremismo in tutte le sue forme. Ma purtroppo non ha detto una sola parola sulle vittime degli attentati di Pasqua, che il governo sostiene essere stati perpetrati da gruppi estremisti musulmani". P. Silva rivolge una domanda a Rajapaksa: "Vuole confermare il nostro sospetto che sia stato il risultato di una ‘cospirazione?”. A questo proposito, il sacerdote invita il premier ad attuare le raccomandazioni della Commissione presidenziale d'inchiesta riguardo ai gruppi estremisti nello Sri Lanka, che prevedono la loro messa al bando.

A Bologna, vicino alla residenza temporanea di Rajapaksa, ieri sera un gruppo di srilankesi che vivono in Italia ha protestato chiedendo giustizia per gli attacchi di Pasqua. Alcuni cartelli domandavano: “Vogliamo la verità! Chi è il cospiratore degli attacchi?”

Il Forum interreligioso si è aperto ieri nelle sale di palazzo Re Enzo a Bologna e per tre giorni 370 leader religiosi, politici, scienziati e personaggi della cultura provenienti da 70 Paesi si confronteranno nell’arco di 32 sessioni di lavoro.