Da Jbeil ad Annaya, migliaia in processione per il riscatto del Libano
di Fady Noun

Una serie di “piccoli miracoli” ha portato all’organizzazione di una marcia che ha unito cristiani e musulmani. A lanciare la proposta nei mesi scorsi sui social una 38enne cristiana, che ha incontrato un sostegno crescente. Il cammino concluso con una messa al monastero di san Charbel. Striscioni e stendardi dono di uno sciita di Jbeil. 


Beirut (AsiaNews) - Lara Noun (38 anni) non riesce ancora a crederci. Moglie di un avvocato di Michmich (Jbeil) e madre di quattro figli, questa giovane donna responsabile del servizio di comunicazione presso il ministero libanese delle Finanze rimane sorpresa dallo straordinario successo di una processione che ha spinto una folla umiliata dalla politica, oppressa dal caro-vita, a percorrere pregando in circa sei ore i 16 km che separano Jbeil dal monastero di Annaya.

Il progetto, ammette, è iniziato con un basso profilo lo scorso luglio attraverso una condivisione su Facebook che è diventata virale. Lei stessa si era sfogata in un modo che descrive come “candido” sui giorni di maggiore sfortuna e difficoltà del Libano, dicendo che “la strada tra Jbeil e Annaya può essere percorsa senza il bisogno di carburante, che il check-in al monastero è gratuito e come sono gratuite le provviste di benedizioni che potrebbero essere portate via”.

La donna sottolinea di non aver mai creduto che queste immagini, usate in senso figurato, avrebbero preso consistenza un giorno. Tuttavia, in agosto, la moglie di un uomo di Tripoli toccato dalla grazia dell’intercessione di San Charbel le chiede al telefono quando avrà luogo la “processione” che aveva annunciato.

Si era verificato un malinteso, spiega oggi Lara Noun, attorno all’uso della parola araba “massima” che significa “processione”, per parlare in senso figurato di un “cammino di preghiera” per la guarigione del Libano. Ma, aggiunge, è così che in pochi giorni viene lanciato su Facebook l’appello a una processione fra Jbeil e Annaya, il cui profilo è unicamente “nazionale, religioso e all’insegna dell’unità”.

“Non ho dormito la notte in cui è stato pubblicato l’appello” sottolinea Lara Noun. Il telefono ha suonato ininterrottamente. I sostegni giungevano a pioggia. Nei giorni successivi, dopo ‘'accordo tra il superiore del monastero di Annaya, p. Tannous Nehmé, e il comune di Jbeil, è stato formato un comitato per coordinare tutti i dettagli della processione. Luoghi di raccolta, trasporti, striscioni, candele, bandiere con i colori del Libano, foto di Saint Charbel, logistica stradale, copertura mediatica, pause bar di ristoro. La data del 25 settembre è stata scelta per pura convenienza. ”Tutto è stato creato come per magia; non mi è dovuto nulla, sono una donna molto comune” afferma Lara Noun, che riceve sostegni da tutto il Libano, così come dalla diaspora: Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Bahrain, Giordania, Spagna, Svezia, ecc.

Uno sciita che “deve molto” a San Charbel

Il risultato sono decine di autobus giunti da tutto il Libano nella giornata di domenica, fra cui Zahlé, Tripoli e la zona di confine meridionale: Ain Ebel e Debel. Diverse migliaia di fedeli, secondo gli organizzatori, comprese donne musulmane velate, hanno partecipato alla processione. Gli organizzatori aggiungono che il costo del trasporto in autobus è stato sostenuto da due uomini d’affari e da un ex sindaco di Jbeil. Almeno 300 scout maroniti hanno garantito il sevizio d’ordine, rinfrancati dalla presenza (peraltro simbolica) della Croce rossa, della Protezione civile e della polizia municipale di Jbeil. Lara Noun è orgogliosa degli striscioni che hanno inondato la strada, dono di uno sciita di Jbeil, Nidal Hamadé, un uomo che, dopo averlo contattato, le ha spiegato “di dover molto a San Charbel”. 

“La strada di Jbeil ha unito ciò che era diviso” afferma Lara Noun. Un miracolo? No, ma una serie di ”piccoli miracoli” che sono stati organizzati per creare quasi dal nulla una processione che ha coinvolto diverse migliaia di fedeli, come confermano gli organizzatori. Sulla strada per Annaya, la processione si estendeva al ritmo dei marciatori. La folla ha raggiunto il monastero solo verso il tramonto. E qui, una messa celebrata da p. Louis Matar, custode della memoria dei miracoli attribuiti a San Charbel, ha concluso la giornata.