Nasce la nuova Conferenza episcopale cattolica dell’Asia centrale
di Vladimir Rozanskij

Riunirà i cattolici di Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikikistan. Chiesa kazaka consacrata alla protezione speciale di san Giuseppe. Intrapresi passi per l’apertura del processo di beatificazione di Gertrude Detzel, laica consacrata kazaka, perseguitata nei lager staliniani.

 


Mosca (AsiaNews) – È nata la nuova Conferenza episcopale cattolica dell’Asia centrale, che riunirà i cattolici di tutti i Paesi ex sovietici della regione: Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikistan. Si tratta di Chiese minoritarie, in nazioni a maggioranza musulmana e con la presenza significativa della Chiesa ortodossa russa, essendo realtà ancora molto russificate dopo il lungo dominio sovietico.

Alla 41ma sessione plenaria della Conferenza episcopale del Kazakistan, tenutasi il 20 e 21 settembre, i vescovi locali hanno espresso la loro gioia per la creazione del nuovo organismo regionale da parte della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.

Alla riunione ha partecipato anche l’ausiliario di Karaganda, mons. Evgenij Zinkovskij (v. foto 2), il primo vescovo originario del Kazakistan, nato nel 1975 nel villaggio di Šortandy, allora ancora parte dell’Urss. A fargli le congratulazioni per la recente consacrazione episcopale a nome di tutti è stato il nunzio apostolico, l’arcivescovo indiano Francis Assisi Chullikat, che segue dal 2016 le relazioni con il Kazakistan e il Tagikistan, assistito dal segretario italiano don Michele Tutalo, da poco giunto nella capitale kazaka Nur-Sultan.

Il Kazakistan è il più grande delle cinque ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale; ha 15 milioni di abitanti e i cattolici sono stimati in circa 250mila. Vi sono l’arcidiocesi metropolitana di Maria Santissima ad Astana, guidata dal vescovo polacco Tomasz Peta; la diocesi della SS. Trinità ad Almaty, col vescovo spagnolo Josè Luis Mombiela Sierra e la diocesi di Karaganda, retta dal vescovo italiano Adelio Dell’Oro. Dalla diocesi di Astana dipende anche l’amministrazione apostolica di Atyrau, mentre il vescovo greco-cattolico Vasyl Hovera cura quella per i cattolici di rito bizantino del Kazakistan e dell’Asia centrale.

Negli altri Stati della regione i cattolici sono radunati in strutture provvisorie, non essendo abbastanza numerosi per giustificare la presenza delle diocesi. In Uzbekistan e Kirghizistan ci sono due amministrazioni apostoliche: a Taškent si trova il vescovo francescano polacco mons. Jerzy Maculiewicz, mentre a Biškek dal 2017 è presente il gesuita Usa Anthony James Corcoran, a lungo missionario a Mosca. In Tagikistan e Turkmenistan vi sono due missioni “sui juris”: a Dušanbe operano i missionari argentini del Verbo Incarnato, con a capo p. Pedro Ramiro Lopez; ad Ashgabat c’è solo la parrocchia della Trasfigurazione, con il missionario polacco di Maria Immacolata p. Andrzej Madej.

Durante il loro incontro, i vescovi del Kazakistan hanno consacrato la loro Chiesa alla protezione speciale di san Giuseppe, secondo le indicazioni della lettera di papa Francesco, festeggiando il ventennale della visita apostolica del santo papa Giovanni Paolo II. Essi hanno affrontato diversi temi di impegno pastorale, come il cammino sinodale nelle diocesi, per favorire la partecipazione di tutti i fedeli alla vita della Chiesa. Si è parlato anche del Seminario teologico di Karaganda e della Caritas nazionale, rilevando i progressi del centro informativo cattolico, il Mediatsentr di Nur-Sultan e la nuova concezione della rivista cattolica Credo.

I vescovi kazaki hanno presentato anche i passi intrapresi per l’apertura del processo di beatificazione di Gertrude Detzel (v. foto 3), laica consacrata kazaka, perseguitata nei lager staliniani e morta nel 1971, dopo aver lasciato una grande eredità spirituale ai cattolici locali. Essi hanno approvato poi le traduzioni in kazako delle principali preghiere cristiane: "Padre Nostro", "Ave Maria" e "Gloria al Padre". Il Kazakistan è in fase di transizione verso un’adozione sempre più generalizzata del kazako al posto del russo, fatto che ha generato non pochi contrasti con Mosca.

I cattolici dell’Asia centrale, pur nell’umiltà e nella testimonianza delle loro piccole comunità, sono in grado di dare un grande contributo al dialogo interconfessionale e al rinnovamento culturale delle società locali. Si tratta di realtà sospese tra vari mondi e spesso anche vari conflitti, ma illuminate dalla fede e dall’annuncio del Vangelo di tanti credenti, nella fraternità con tutta la popolazione alla ricerca della propria dimensione religiosa.