Onu: Ankara ha ‘favorito’ il reclutamento di bambini soldato siriani in Libia

L’accusa contenuta nel rapporto della missione indipendente voluta dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Gli esperti hanno analizzato gli eventi occorsi nel conflitto dal 2016 a oggi. Dietro pagamento Ankara avrebbe fornito giovani fra 15 e 18 anni, usati nei combattimenti e come guardie. Il governo turco respinge le accuse. 


Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - La Turchia “ha favorito” il reclutamento “in cambio di denaro” di bambini soldato siriani, per combattere al fianco del Governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al-Sarraj contro le truppe dell’Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar. È la durissima accusa emersa in un rapporto elaborato da una missione indipendente in Libia voluta dal Consiglio Onu per i diritti umani. Il documento, datato primo ottobre, prende in esame gli eventi nel Paese africano dal 2016 a oggi. Ankara ha respinto al mittente ogni accusa. 

Nel passaggio intitolato “Bambini”, lo studio degli esperti delle Nazioni Unite afferma che Ankara “ha facilitato il reclutamento di ragazzini fra i 15 e i 18 anni”, per farli combattere nella guerra fra il Gna e l’Lna. “Le prove - prosegue il testo - hanno stabilito che dalla fine del 2019 ha favorito il reclutamento dietro pagamento in denaro di giovani siriani fra i 15 e i 18 anni, un dato evidente in base al loro aspetto fisico”. 

“Questi mercenari infantili - aggiunge - sono stati utilizzati per diverse funzioni, comprese le unità di combattimento, e in alcuni ruoli di sostegno come le guardie”. Se disobbedivano agli ordini, a dispetto della giovane età venivano “confinati” come gli altri militari e “alcuni di loro sono [anche] rimasti feriti”. “Vi sono motivi ragionevoli - scrivono i membri della commissione - per credere che la Libia possa non aver rispettato i suoi obblighi ai sensi della Carta africana dei diritti e del benessere dell’infanzia, che vieta sia il reclutamento di minori che la partecipazione diretta dei bambini alle ostilità, compresi quelli che non fanno parte delle Forze armate dello Stato”. 

Vi sono inoltre “elementi” per ritenere che la Libia non abbia rispettato gli obblighi ai sensi della Convenzione sui diritti del fanciullo “coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati”. Inoltre, conclude il documento, sia la Libia che la Turchia “potrebbero aver violato” i dettami del Protocollo opzionale alla convenzione sui diritti dell’infanzia sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati (Opac e Crc) contro il “reclutamento e uso” dei minori nella guerra. 

Immediata la replica di Ankara che, attraverso una fonte al ministero degli Esteri rilanciata da Bbc Turchia, respinge le accuse definendole “completamente infondate” e “senza alcuna base concreta”. Dal governo turco arriva quindi l’invito a concentrarsi su “crimini di guerra reali” come “fosse comuni e violazioni accertate ai diritti umani”. La missione di ricerca Onu sulla Libia ha concluso la sua prima visita nel Paese ad agosto; dopo i suoi incontri con funzionari libici di alto rango a Tripoli, ha pubblicato la versione finale del rapporto.