Mangaluru, i radicali indù vogliono cancellare anche la memoria di p. Swamy
di Nirmala Carvalho

​Un anno fa cominciava il Calvario del gesuita incarcerato per aver difeso i diritti degli ultimi e morto a luglio dopo quasi 9 mesi di detenzione. Ora nel Karnataka i nazionalisti contestano persino l'intenzione del St. Aloysius College di dedicargli un parco all'interno della propria struttura. Minacciando azioni violente.


Mangaluru (AsiaNews) - Esattamente un anno fa, l'8 ottobre 2020, veniva arrestato a Ranchi p. Stan Swamy, il gesuita da anni in prima linea per la difesa dei diritti delle popolazioni tribali. Iniziava così il lungo Calvario che l'avrebbe portato il 5 luglio alla morte come conseguenza del Covid-19 e delle altre sofferenze patite in carcere da un uomo di 84 anni già sofferente per il morbo di Parkinson. Una pagina nera per la condizione dei cristiani dell'India che i nazionalisti indù pretenderebbero di cancellare dalla memoria.

Lo rivela la tempesta sollevatasi nuovamente in questi giorni intorno alla sua figura a Mangaluru, in Karnataka, dopo che il St. Aloysius College - la locale e rinomata università dei gesuiti - ha annunciato l'intenzione di intitolare a p. Swamy un parco che si trova all'interno del suo campus. La notizia ha subito suscitato una violenta reazione da parte dei movimenti legati all'Hindutva - l'ideologia dei nazionalisti indu - che hanno dichiarato che “a qualunque costo” non permetteranno che questo avvenga.

La cerimonia di intitolazione era fissata per il 7 ottobre ma la direzione del St. Aloysius College ha deciso di rinviarla per non farla coincidere con una visita di due giorni alla città del presidente dell'India Ramanath Kovind, in corso in queste ore. Intanto, però, gli esponenti della destra nazionalista stanno rinfocolando la polemica. Il leader del Vhp Sharan Pumpwell ha dichiarato che p. Swamy era stato arrestato per “serie accuse” come “terrorismo” e “sostegno alla guerriglia maoista” in relazione ai disordini del Bhima Koregaon, avvenuti il 1 gennaio 2018. Accuse che il gesuita aveva sempre respinto negando di aver mai visto alcuni documenti che gli inquirenti sostengono fossero sul suo computer e di aver sempre e solo difeso con mezzi non violenti i diritti dei più poveri.

Nonostante questo per Sharan Pumpwell “è del tutto esecrabile e un insulto alla società dedicare un parco a una persona del genere” e che con una scelta del genere il St. Aloysius College “metterebbe a rischio l'unità nazionale turbando quanti amano l'educazione e la pace”. Di qui la minaccia: se la direzione andrà avanti il suo movimento non permetterà che la cerimonia abbia luogo “e il college sarà responsabile di qualsiasi incidente dovesse aver luogo”.

A queste parole il rettore della scuola dei gesuiti p. Melwin Pinto ha risposto ricordando che nessuna delle accuse contro p. Swamy è mai stata provata. “Andremo avanti con l'intitolazione – ha aggiunto – e non ci piegheremo a queste minacce. Il rinvio è legato solamente alla volontà di non creare problemi alla polizia occupata in questi giorni con la vista del presidente. Ma una nuova data per l'inaugurazione verrà fissata presto”.