Turchia, don Andrea Santoro: come se nulla fosse successo
di Mavi Zambak

A un mese dall'assassinio del sacerdote a Trabzon, nel Paese il caso è già dimenticato. Nessuna notizia sul processo al giovane killer; l'unico argomento che i mass media nazionali continuano a rinfocolare sono le accuse di proselitismo contro don Andrea. Vescovo dell'Anatolia: solo un pretesto per alimentare una polemica insieme anticristiana e antioccidentale.


Ankara (AsiaNews) - Domani ricorre il primo mese dalla morte di don Andrea Santoro. Era domenica 5 febbraio quando, a Trabzon – città turca sul mar Nero - al culmine di una giornata di proteste e di violenze nel mondo islamico per le caricature di Maometto apparse su alcuni giornali occidentali, dopo aver celebrato come consueto la messa domenicale del pomeriggio, mentre stava pregando inginocchiato nelle ultime panche della chiesa, il 60enne sacerdote romano viene freddato alle spalle con due colpi di proiettili.

A sparare, urlando "Allah è grande", secondo la polizia turca, un giovane 16enne. L'omicida è stato arrestato, i vertici politici e religiosi hanno condannato il gesto, la maggior parte dell'opinione pubblica si è mostrata allibita di fronte ad un simile gesto, la sparuta comunità di cristiani ha pianto il suo amico, testimone e martire.

Ora, se non fosse per i mass media che di tanto in tanto buttano di nuovo fuoco sulla brace, con le loro accuse di proselitismo, tutto sembra essere tornato ad una fredda normalità.

E' ancora del 28 febbraio, la notizia sul quotidiano nazionale Vatan, in cui ancora una volta si dichiara che don Andrea distribuiva dollari per invitare i giovani in chiesa. E ancora una volta il vescovo dell'Anatolia, mons. Luigi Padovese è costretto a gridare: "Se davvero c'è stata una così grande distribuzione di denaro da parte di don Andrea – come sembrano sostenere i giornali - per proselitismo, come mai non si contano battesimi nella sua parrocchia di santa Maria in Trabzon? Conoscevo bene questo mio sacerdote fidei donum, escludo una simile ipotesi. Se l'avesse fatto, non avrebbe avuto "solo" i tre-quattro catecumeni che frequentavano la sua chiesa. La verità è che il proselitismo è un alibi a cui si sta facendo ricorso per rinfocolare una polemica che è insieme anticristiana e antioccidentale".
Così mons. Padovese ha dovuto dare incarico ad un avvocato amico cristiano di querelare i giornali che rilanciano queste accuse prive di fondamento, ottenendo la pubblicazione di alcune rettifiche.

Eppure le autorità tacciono.

Non si sa nulla nemmeno sul processo indetto contro il ragazzo accusato di aver sparato a freddo a don Santoro. Ma sarà poi stato davvero questo esile giovane 16enne – che una volta arrestato confessa di aver voluto uccidere il prete italiano, perché sconvolto dalle vignette blasfeme contro l'islam – il vero autore dell'omicidio?

Appoggiandosi sulla testimonianza di Loredana, la giovane collaboratrice pastorale di don Andrea, che è riuscita solo ad intravedere la sagoma dell'omicida e ad udire la sua voce al momento dello sparo, pare che la stazza fosse molto più grande e il tono di voce che gridava "Allah è grande" fosse molto più grossa di quella di un ragazzo.

Per ora le indagini della polizia non lasciano trasparire nulla. Si teme che essi facciano di tutto per chiudere il caso: un arresto fatto per far tacere le coscienze e coprire qualche pesce di più grosso.

Se come loro sostengono è stato solo un gesto isolato di un ragazzino psicolabile, come mai ancora oggi, dopo un mese dall'omicidio di don Santoro, numerose chiese, sacerdoti e religiosi vengono tenuti sotto stretta sorveglianza dalla polizia? Gli abitanti di Trabzon e la popolazione turca non sembrano molto interessati a questa questione. L'argomento non fa audience.

Domani la chiesa di santa Maria sarà riaperta e alla stessa ora di un mese fa, nel pomeriggio, sarà celebrata una semplice messa di suffragio. A celebrarla sarà p. Pierre Brunissen, il parroco della chiesa di Samsun – altra città turca sulla costa orientale del mar Nero – con un piccolo gruppo di cristiani e sotto presidio della polizia, visto che anche questo anziano sacerdote francese ha ricevuto più volte minacce telefoniche e "visite poco piacevoli" nella sua chiesa da parte di gruppo di giovani, l'ultimo dei quali giorni fa, urlando slogan minacciosi e strappando alcuni cartelli. La messa sarà un piccolo lumicino di fede e di speranza, che – nel segno del martirio di don Andrea – va oltre la paura e l'indifferenza.