Thailandia, il premier non cede alla piazza che vuole le sue dimissioni
di Weena Kowitwanij

Thaksin Shinawatra assicura: non saranno le pressioni della folla a farmi ritirare. Appello pubblico del re, perché tutte le forze politiche trovino una soluzione. La data della consultazione rischia di essere posticipata: non vi sono sufficienti candidati.


Bangkok (AsiaNews) – Non dà segni di cedimento il premier thailandese Thaksin Shinawatra, mentre rischia di essere posticipata la data del 2 aprile per le elezioni anticipate. Nonostante le massicce manifestazioni che da settimane chiedono le sue dimissioni, il primo ministro ha avvertito ieri che non sarà "esempio di un capo di governo che si ritira perché pressato dalle folle". "Dobbiamo giocare rispettando le regole", ha aggiunto dal nordest, dove sta portando avanti la sua campagna elettorale. Qui, tra i contadini delle campagne e le classi più povere, Thaksin trova molti consensi.

Intanto a Bangkok continuano le proteste pacifiche promosse dall'opposizione. Ieri circa 300 mila persone sono scese in piazza. Tra i manifestanti, gente della classe media e di tutte le professioni, vi era un gruppo di medici e infermiere dell'ospedale statale di Ramathibodi, diretto dal dottor Yaowanuj Kongdan. "Thaksin Shinawatra – ha spiegato ad AsiaNews Kongdan – è un uomo intraprendente che ha dato vita a molti progetti, ma non è abbastanza per essere un buon leader: la società ha bisogno di una guida onesta e corretta, che metta davanti ai benefici personali quelli del Paese".

Le proteste sono nate in seguito alla vendita da parte della famiglia del premier delle quote che deteneva nella Shin Corp - colosso delle telecomunicazioni fondato da Thaksin prima di entrare in politica - alla Temasek, holding del governo di Singapore. L'opposizione lo accusa di aver utilizzato la sua posizione politica per ottenere "enormi vantaggi" da questa cessione e di aver inserito nell'affare anche quote di aziende statali, che ora cerca di privatizzare per coprirne la nuova dirigenza.

La crisi politica sta colpendo anche l'economia del Paese, con il calo della fiducia di investitori e consumatori. In un raro appello pubblico, il re Bhumipol Adulyadej - garante di una monarchia costituzionale - ha esortato tutte le forze politiche a trovare una soluzione.

Da parte sua la Commissione elettorale ha espresso ieri forti perplessità sulla possibiltà di tenere le elezioni il 2 aprile. Le tre formazioni dell'opposizione parlamentare, che fanno capo al partito democratico, avevano già annunciato il boicottaggio della consultazione. I candidati attuali, inoltre, non arrivano alla quota stabilita dalla Costituzione. Il partito del premier si presenta senza avversari nei due terzi dei collegi. Oltre 320 candidature sono state bocciate e altre 84 potrebbero subire la stessa sorte.