Corea: va in scena "Yoduk Story", musical ambientato in un gulag del Nord

Nonostante le minacce di morte e le continue pressioni, anche ufficiali, subite dal regista, è stata presentata a Seoul la "prima" del musical che denuncia le torture nei "campi di rieducazione" del regime nordcoreano.


Seoul (AsiaNews/Cs) – "Yoduk Story", controverso musical ambientato in un gulag nordcoreano, è finalmente andato in scena la sera del 15 marzo, dopo aver superato le pressioni di potenti lobby economiche e politiche sudcoreane che ne volevano impedire l'esecuzione per timore di offendere Pyongyang. La "prima" si è svolta al KyoYuk Munhwa Hoekwan Auditorium di Seoul: il teatro era pieno.

"Yoduk Story" è la storia di Kang Yeon-hwa, figlia di un alto papavero del Partito socialista nordcoreano e promessa della danza, che viene internata in un gulag – lo Yoduk, famigerato "campo di rieducazione" realmente esistente – dopo che il padre viene accusato di essere una spia del Sud. Qui, viene violentata e rimane incinta.

Gli spettatori della prima "trattengono realmente il fiato – dice uno di loro – quando i prigionieri raccontano le loro esperienze all'interno del campo" che, precisa la produzione, sono basate su storie vere.

Fra i protagonisti vi sono una donna condannata "per non aver riservato la dovuta cura al ritratto di Kim Il-sung, padre del 'caro leader' Kim Jong-il" ed un prigioniero sudcoreano – accusato di essere una spia - a cui è stata tagliata la lingua. Il primo "crimine", in Corea del Nord, viene realmente punito con l'internamento per un periodo che varia dagli 8 ai 36 mesi.

La produzione, iniziata lo scorso anno, è stata osteggiata in molti modi. Dopo che un giornale locale ha riportato l'argomento del musical, il teatro che l'aveva messo in cartellone lo ha cancellato senza addurre motivazioni e i finanziatori, che avevano promesso circa 300 mila dollari, si sono ritirati.

Chung Seong-san, il produttore dello spettacolo, è un rifugiato della parte nord della penisola: ha definito "molto dura" la strada fino all'inaugurazione ed ha denunciato le minacce di morte e le pressioni, anche ufficiali, che ha subito nel corso della preparazione.

"Vi sono state continue pressioni ufficiali – dice Chung – ma quando un grosso giornale sudcoreano ha raccontato i miei sforzi, molti donatori privati hanno espresso il loro sostegno all'opera e mi hanno donato dei fondi che mi hanno permesso di portarlo in scena".