Uttar Pradesh, "riconvertiti" all'induismo 200 cristiani
di Nirmala Carvalho

I riconvertiti erano tribali pentecostali. Vescovo di Bareilly: "Le sette pentecostali sono un problema anche per la Chiesa cattolica, perché il loro operato, spesso irresponsabile, si ripercuote sulla Chiesa ed i nostri missionari, che operano senza distinzione di casta o religione, diventano così bersaglio di violenza".


Bareilly (AsiaNews) – L'Arya Samaj, movimento composto da nazionalisti indù, ha "riconvertito" all'induismo oltre 200 cristiani di Tharachitara, villaggio dell'Uttar Pradesh, Stato centrale dell'India.

"Questi "riconvertiti" non sono cattolici – dice ad AsiaNews mons. Anthony Fernandes, vescovo di Bareilly – ma cristiani pentecostali. Sono stati convertiti al cristianesimo da missionari che gli hanno promesso una vita migliore, meno povera, e dopo sono spariti. Questo non è il comportamento dei cattolici e non lo è mai stato".

"L'Arya Samaj – spiega il presule – è un movimento sociale che opera in tutto lo Stato: il suo motto è 'Tornare alle radici'. Una volta individuato il villaggio o la comunità cristiana, si inseriscono all'interno e parlano delle 'comuni radici indù'. Sono molto persuasivi e spesso accusano i missionari 'che lanciano promesse vane' e poi spariscono".

"Una volta entrati nella comunità – aggiunge – o con la forza o con l'intimidazione riescono a 'riconvertire' questi tribali all'induismo, che loro chiamano 'la religione dei nostri padri'. Voglio sottolineare che queste cerimonie non sono sporadiche, ma avvengono su base regolare in tutto lo Stato".

"Il problema – conclude – è che per loro, cattolici, cristiani di ogni confessione e gruppi pentecostali sono la stessa cosa. Le sette sono un problema anche per noi, perché il loro operato, spesso irresponsabile, si ripercuote sulla Chiesa ed i nostri missionari, che operano senza distinzione di casta o religione, diventano così bersaglio di violenza".